Shalom Auslander

Quando un libro mi prende nasce in me una curiosità ossessiva nei confronti del suo autore. Credo che un romanzo molto bello possa essere l’inizio di una serie di letture interessanti. A volte mi sbaglio, ma tante altre volte scopro scrittori straordinari, almeno per me. Mi era successo con La breve favolosa vita di Oscar Wao (The Brief Wondrous Life of Oscar Wao) di Junot Diaz di cui ho già parlato tempo fa, per esempio. Mi è ricapitato con Il lamento del prepuzio (Foreskin’s Lament: A Memoir) di Shalom Auslander e in questo post vi racconto il perché.

Il lamento del prepuzio è un romanzo autobiografico, il protagonista ha persino lo stesso nome dell’autore. Shalom è un ragazzino che vive nello stato di New York con la sua famiglia ebrea che non comprende, e aborre il proibizionismo bigotto della sua religione. Ha voglia di mangiare gli hot dog come i suoi amici (cibo no-kosher che indigna la sua famiglia, compresi gli zii rabbini), sfoglia riviste porno, si masturba, fuma marjiuana, si dedica sporadicamente al taccheggio. Alcune di queste abitudini le accetta, le condivide e gode di esse, come la masturbazione. Altre, come il taccheggio, le vive per provocare quel Dio che, se esistesse, dovrebbe manifestarsi come un essere supremo incazzato nero punendolo per i suoi peccati (presunti). Shalom non nega l’esistenza di Dio. Si ritiene un suo non amico, un ragazzino che vuole solo essere lasciato in pace con i suoi hot dog e le altre consuetudini di tutti i bambini del mondo. Un ribelle che quando passa dall’infanzia all’adolescenza, incrementa la quantità di provocazioni per marcare il suo territorio. Lo stile di Auslander è esilarante, realistico, i suoi personaggi dicono quello che vorrebbe dire qualsiasi individuo che non comprende la propria religione in modo schietto, allegro, profondo. Mi ha fatto ridere, emozionare, riflettere sui miei di conflitti con la religione.

Il personaggio che si sente scomodo in una vita che non comprende a fondo, è anche il tema principale del suo secondo libro, Prove per un incendio (traduzione molto brutta  dell’originale Hope: A tragedy). Kruger, il protagonista del romanzo, si trasferisce in una nuova casa con moglie, figlio e madre, una donna con pochi giorni da vivere per una grave malattia, e scioccata dall’Olocausto -pur non essendone mai stata vittima- perché crede di essere un’ebrea scampata allo sterminio. Il motivo del trasloco è permettere a Kruger di ritrovare se stesso, ma lui invece vi trova una signora che si spaccia per Anna Frank nascosta nella soffitta della nuova casa. È un altro libro spassoso e irriverente, scritto con un linguaggio semplice che scorre e diverte.

Il rapporto difficile con la religione è anche un tema ricorrente della sua raccolta di racconti A Dio spiacendo (Beware of God). Non mi è parsa esilarante come i suoi romanzi, l’ironia c’è ma credo che i racconti non siano il forte di Auslander, perlomeno per me. Consiglio il libro, ma dopo aver letto i suoi romanzi. Menzione speciale al racconto di chiusura che ha per protagonisti i Golem, esseri composti d’argilla e schiavi dei saggi che li hanno creati. Una storia divertente su come l’idiozia può annichilire l’essere umano seduto all’ombra dei propri peccati.

Purtroppo Auslander, come il suo collega Diaz, non è un autore molto prolifico. Ha scritto poco: i libri che ho citato in questo post, qualche altro racconto pubblicato insieme a vari articoli su dei periodici. Sono in attesa del suo prossimo romanzo che purtroppo non è stato ancora annunciato.

11 commenti

  1. Il lamento del prepuzio mi aveva divertita.
    A Dio spiacendo invece non lo conosco, ma il mio plauso va al titolista italiano.
    E infine, Prove per un incendio mi aveva stuzzicato, anni fa, ma se ne ho preso nota deve trovarsi sotto i mucchi di vecchia roba.

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