Infinite Jest – Recensione (Seconda parte del Viaggio)

Il sole è un martello. Sento che un lato della mia faccia sta cominciando a cuocere. Il cielo blu è lucido e gonfio di caldo, pochi cirri sottili sfumano in ciocche vaporose. Il traffico non ha niente a che vedere con quello di Boston. La barella è del tipo speciale, con le cinghie
Autore: David Foster Wallace
Pagine: 1296
Anno: 2016 (versione originale del 1996)
Casa Editrice: Einaudi
Disponibilità: Libro Cartaceo e Versione Digitale
Dove acquistarlo: Einaudi

Oggi riprendo la descrizione della mia esperienza di lettura di Infinite Jest del grande e discusso David Foster Wallace (DFW). Nella prima parte di questo “viaggio” ho parlato di cose belle, dell’entusiasmo e l’ammirazione sentiti per questo libro, mentre oggi, nella seconda parte, analizzo quello che ha causato dentro di me una profonda rabbia.

Avevo chiuso la prima parte introducendo gli avvertimenti orwelliani che DFW ha lanciato ai lettori della sua opera. Ce ne sono tanti. Nel suo scherzo infinito ci annuncia l’imminente arrivo del populismo che convince gli abitanti di un Paese cattolico che il tappetto dei musulmani sostituirà il crocifisso, che lo straniero arriva a fregare il lavoro al locale per poi magari violentare moglie e figlie. Preannuncia quei problemi sull’immigrazione che sí c’erano già, ma lui li racconta negli anni novanta nel modo in cui li stiamo vivendo oggi, causati dal sovranismo mondiale, nel libro capeggiato da individui simili all’attuale presidente degli Stati Uniti. Racconta inoltre la pericolosità del fanatismo religioso, anticipa i problemi di oggi legati al cambio climatico, ci avverte addirittura sulle difficoltà di fecondazione e sulle paranoie del 5G diffusi in questi ultimi anni. DFW ha trasmesso questi avvertimenti sottoforma di acido letterario. La rabbia durante la lettura del libro è stata causata dal numero spropositato di questi eventi e dal modo in cui l’autore americano li ha narrati.

Mi ha provocato un po’ le stesse sensazioni causate da Nostradamus. Sí proprio lui, DFW, con il suo Infinite Jest ha rievocato nella mia mente confusa dai suoi monologhi enciclopedici il noto scrittore di profezie. Nostradamus ha predetto così tanti eventi storici descritti in modo così ermetico da anticipare poco o nulla, perlomeno per me. Tra i tanti avvertimenti descritti in modo volutamente enigmatico, DFW ne ha indovinati tanti -ma ne ha mancati tanti altri- perché interpretati in un certo modo da critici e lettori. Così che mentre Orwell per me è stato un visionario, DFW no. Lo rispetto come artista, così come rispetto Pollock. Bravi, geniali, ma espressionisti astratti, nella letteratura e nella pittura, più che visionari.

Sul modo in cui DFW ha trasmesso gli avvertimenti parleranno la mia rabbia e la mia frustrazione. I messaggi dell’autore io li condivido, tutti, ma li ho dovuti estrapolare da una storia che non ho compreso a fondo, che mi ha annoiato fino all’esasperazione. Quei concetti erano nascosti in centinaia di pagine con una scrittura fitta, colme di parole inutili buttate lì per mettere alla prova me e la mia resistenza da un autore che mi ha preso persino in giro, credo, per un mese intero. Ho provato lo stesso avvilimento di quando ascolto tante canzoni di Battiato. Fiumi di parole messe insieme volutamente senza senso per l’ascoltatore che si deve scervellare a trovare un senso. Perchè in fondo, per esempio, dietro La mia parte assente si identificava con l’umidità della sua bella Arabian Song, il senso si trova, ma siamo sicuri che il caro Battiato non avesse deciso di buttarla lí apposta sensa senso per provocare? Io l’autore catanese lo stimo, adoro la maggior parte dei suoi pezzi, persino quelli che non capirò mai perchè forse non c’è nulla da capire. Con lui la mia rabbia se ne sta calma perchè quei testi sono accompagnati da dolci melodie che alleviano il dolore, ma nel caso di DFW non c’è nulla di dolce come sottofondo, solo la mia silenziosa indignazione.

Quei punti circoscritti tra queste città dove i giganteschi ventilatori di protezione dell’Athscme in cima alle mura difensive enormemente convesse di Lucite anodizzata tengono lontano il banco di nubi teratogene color piscio venute dalla Concavità e lo risospingono indietro verso nord, lontano, via, ben sopra le vostre teste protette.

Non fa per me. Io il genio lo rispetto ma, riprendendo la metafora del crack della prima parte del “viaggio”, alle droghe pesanti io preferisco un bicchiere di vino, alle paranoie provocate da scarafaggi volanti, io preferisco i rutti di un personaggio qualsiasi di Bukowski. Dietro quei rutti sono sicuro che si nascondono vite piene d’introspezione, ma dietro gli scarafaggi si cela qualcosa che forse io ho capito male. L’avevo già intuito che l’astrattismo acido non fa per me quando lessi incredulo Il pasto nudo di Burroughs, ne ho avuto la conferma con Infinite Jest, e spero di non ricascarci più.

18 commenti

  1. sono andata a leggere la prima parte che non avevo letto e devo dirti che l’ho letto tre anni fa, con molta fatica e tornrdo e ritornando avanti e indietro perchè facevo fatica a capire, eppure amo la poesia anche che non capisco, ma la sua prosa è astrusa, complessa, non ti invoglia a leggere, comunque l’ho finito, non lo rileggerei, ma son contenta di averlo letto ah ah e devo dire che concordo con molte cose che dici! buon fine settimana!!

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  2. Sì sembra una provocazione ai critici e ai lettori. Per non parlare di quel “malloppo” di note che ti viene voglia di bruciare o di saltare a piè pari.
    Alla fine della lettura, ti ritrovi più dubbioso e perplesso di Amleto e ti verrebbe voglia di interrogare il fantasma di Wallace (siamo scholars quindi siamo titolati a parlare con gli spiriti, a dialogare con gli scrittori che furono), di chiedergli il senso dello scherzo.
    Comunque resta la tua bravura nel descrivere questo viaggio e, sono certa, ti rimarrà, col tempo, la soddisfazione di averlo compiuto.

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  3. Comunque, per quanto sia un libro labirintico dal senso sfuggente e con parti che a volte sembrano fini se stesse, mi sono rimaste dentro molte cose… Il colloquio fra Marathe e Steeply, i deliri di Gately, Madame Psychosis… E sono contento di averlo letto x quanto si sia trattato di un’impresa

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  4. Sto leggendo La scopa del sistema, sono una lettrice lenta – ma leggo molto per i miei lavori di editing – quindi credo che ci metterò un anno. Ho finito da poco Come diventare se stessi, (10 mesi :D) David&David parlano di Infinite Jest e quel che hanno detto non mi ha fatto venire molta voglia di leggerlo ma volevo conoscere un po’ meglio questo autore.

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