Zombie – Recensione

… Nello spazio fra la rete del letto & il materasso c’erano il coltello per pulire il pesce & il punteruolo & la Smith & Wesson nichelata calibro 38 ma in quel momento ero come paralizzato & non riuscivo a fare un gesto per proteggermi. Mi guardavo le mani che tremavano impercettibilmente come se stesse vibrando la terra sotto l’intero edificio. Mi ero domandato se sarei stato capace di strangolare papà 
Autore: Joyce Carol Oates
Pagine: 184
Anno: Edizione del 2015
Casa Editrice: Il Saggiatore
Disponibilità: Libro Cartaceo e Versione Digitale
Dove acquistarlo: Amazon

Ho comprato questo libro senza conoscere il genere e senza leggere la quarta di copertina. L’ho comprato per due motivi: mi appassionano gli zombi e amo la prosa di Joyce Carol Oates, scrittice per me straordinaria. La storia non ha nulla a che vedere con i morti viventi, a essere sincero ci sono rimasto un po’ male quando me ne sono accorto, ma solo un po’, giusto il tempo di immergermi in questo romanzo breve e inquietante, più terrificante di una marea di zombi. Racconta la vita di un assassino freddo, apatico, di un’insensibilità devastante, con una narrazione che alterna la prima alla terza persona. Il protagonista infatti parla al lettore, ma viene anche raccontato da una voce di fondo, che descrive le sue aberrazioni vissute come atti di gioia. Il protagonista è un assassino, ragazzo prima, signore maturo dopo, omosessuale, che cerca di creare lo zombi perfetto, un essere lobotomizzato, incosciente, da usare come schiavo sessuale, da violentare ogni volta in cui ne ha voglia. Ma l’assassino fallisce spesso nel suo progetto perché non è in grado di lobotomizzare le vittime come vorrebbe, uccidendole prima di farle diventare lo zombi perfetto.

La Oates alterna raffiche di frasi corte a lunghi monologhi quasi componendo una melodia. Una folle melodia. Non mi piacciono i thriller, l’ho scritto spesso sul mio blog, perlopiù mi annoiano, ma con la Oates niente è noioso, almeno per me. Le immagini descritte dall’autrice americana si alternano ai dialoghi con armonia. Durante la lettura le immagini si materializzavano nella mia mente creando uno sfondo pittoresco per i dialoghi, che a loro volta costruivano la personalitá malata dell’assassino alla ricerca del suo zombi. L’argomento terrificante passa quasi in secondo piano grazie allo stile di scrittura strano ma piacevole della Oates. I suoi libri sono eleganti, sempre, anche quando hanno come protagonisti assassini disgustosi e molesti.

Sullo sfondo di questo romanzo, ancora, come in tante sue opere, troviamo l’America bigotta, ipocrita, apatica che vive di apparenza. Joyce Carol Oates non perdona nessuno, nemmeno i preti.  Riesce a usare la violenza per far riflettere ma senza molestare, come avviene invece, secondo me, nei libri di Bret Easton Ellis, altro autore pazzesco ma che, appunto, non riesce a convincermi completamente per la brutalità scioccante usata per trasmettere i suoi messaggi. Parlerò ancora della Oates, Zombie è per me un grande romanzo, ma forse non è quello che consiglierei per iniziare a conoscere la sua prosa. L’autrice, difatti, passa da un genere all’altro mantenendo sempre alta la qualità delle sue opere, ne ha per tutti, anche per chi non è attratto dalla parola “zombie” nel titolo di un romanzo. Stay tuned…

Sono rapporti confidenziali & non ci è concesso di vederli ma quella sera il Dott. B_ mi ha detto una cosa che faceva ben sperare per il futuro, si menava la barbetta come se si stesse menando l’uccello & mi guardava con un sorriso benevolo come ce l’hanno di solito i dottori quando ti fanno una grande concessione a lasciarti cacare.

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