…Io, il giorno dopo sono stato anche alla manifestazione. Tutti erano arrabbiati ma non si riusciva ad arrabbiarsi contro nessuno di preciso. Eravamo arrabbiati in generale.…
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Autore: Aldo Nove Anno: 2006 Pagine: 200 Casa Editrice: Einaudi Stile Libero Disponibilità: Versione cartacea e digitale Dove acquistarlo: Einaudi |
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Aldo Nove era l’ultimo “Cannibale” che mi rimaneva da leggere. L’ho scoperto con questa sua raccolta di racconti che segue un’altra raccolta di un altro cannibale (il mio preferito) di cui ho parlato qualche post fa. In Superwoobinda i personaggi creati da Aldo Nove, di cui curiosamente si sa sempre il segno zodiacale, parlano in prima persona e sono fastidiosi, cinici e molesti, non fanno pause, hanno problemi d’integrazione, comunicazione, sono quegli elementi che non vorresti mai incrociare, soprattutto dopo aver assassinato i genitori in un modo grottesco e splatter, proprio con quello stile pulp tanto amato dai cannibali. Sono deficienti, insulsi e parlano di cose inutili come se fossero interessanti, tipo la luce lampeggiante di un cellulare. Le storie sono più godibili e meno irritanti per chi è cresciuto negli anni 90 e conosce cose tipo Non è la RAI o il Karaoke di Fiorello. In realtà per me le storie sono state godibili indipendentemente dalla nostalgia per gli anni 90, nonostante questa descrizione di personaggi che sembra che ho odiato.
Difatti io di questo libro non ho odiato nulla nonostante l’enorme mole di stronzi di cui è composto. Leggendo ho prima notato come tutte le storie siano narrazioni nate dalle coscienze di quei personaggi fastidiosi che sono ossessionati da flussi di pensieri maturati in solitudine. Poi ho realizzato che in fondo quei personaggi possiamo essere anche noi, mentre sognamo, immaginiamo, desideriamo con smania e in solitudine le nostre perversioni più recondite che non raccontiamo a nessuno. Perché con le parole, mentre si guarda in faccia qualcuno, quella smania si trasformerebbe in vergogna. Ehm è vero, ho citato un personaggio che stermina i genitori, ma quella è un azione malata di una mente altrettanto malata, un esempio esasperato che va aldilà degli altri temi dei racconti: la pornografia, la droga, l’invidia, per citare qualche esempio. Nove qui ci parla di noi, che in fondo siamo tutti un po’ deficienti, che manteniamo nascoste depravazioni e manie dentro quel nostro lato oscuro a cui solo noi abbiamo accesso.
Nonostante le molestie e i disturbi, il ribrezzo e la consapevolezza di quanto fa schifo l’essere umano, a me questo libro è piaciuto, e anche tanto.

