Il Suggeritore – Recensione

… Il bambino sollevò il braccio e con un dito indicò il secondo piano. La casa li guardava dalle sue finestre e rideva, beffarda, dalla stessa porta spalancata che poco prima li aveva lasciati andare …
campo-di-concentramento-senza-lacrime Autore: Donato Carrisi
Pagine: 462
Anno: 2011
Casa Editrice: Tea
ISBN: 978-8850223039
Disponibilità: Libro Cartaceo e Versione E-book
Dove acquistarlo: Amazon

Di solito tendo a non leggere fenomeni commerciali che vendono milioni di copie in tutto il mondo. Mi è capitato troppe volte di avere la sensazione di perdere tempo leggendo libri di Dan Brown o altri romanzi amati in massa come L’amore bugiardo; è sicuramente una questione di gusti, oppure un rifiuto intrinseco che vive dentro di me per quella tipologia di libri che non riesco ad apprezzare. In particolare non mi attraggono i thriller, semplicemente perchè non mi appassionano quasi mai quando li leggo. Così che quella copertina de Il suggeritore che vedevo ovunque tra blog di letteratura e profili social che parlano di libri e che seguo, mi ha lasciato indifferente per parecchio tempo. Ma le recensioni a quel romanzo si moltiplicavano, crescevano giorno dopo giorno, tutte positive (almeno tra i profili che seguo) convincendomi a superare il mio pregiudizio sui thriller best seller e immergermi nella lettura di questo fenomeno commerciale.

Ho trovato molti spunti interessanti che hanno reso piacevole la lettura. I luoghi sono indefiniti, i nomi internazionali, l’ambientazione può essere ovunque. Quei luoghi sono realmente tetri e si sposano perfettamente con le dinamiche della storia. I personaggi hanno personalità ben definite, sono descritti e si muovono nella storia senza imperfezioni. Sembra di sentir parlare criminologi e poliziotti reali, anche per chi non ne ha mai incontrati di persona. Io un criminologo l’immagino parlare così come lo fa parlare Carrisi. Mi piace il suo stile, le lettere incastrate nella narrazione, le perfette descrizioni dei rumori che si possono quasi sentire durante la lettura.

La sofferenza ha un compito. Serve a ricomporre i legami tra le cose dei vivi e quelle dei morti. È un linguaggio che sostituisce le parole. Che cambia i termini della questione

Alla storia si alternano pensieri marcati nel testo in corsivo che danno la sensazione che l’autore li stia sussurrando con angoscia e tensione. C’è chi interroga Dio per scoprire di quale colpa sia stato punito. C’è poi chi si tormenta per il resto dei propri giorni in cerca di risposte, oppure si lascia morire mentre insegue quelle domande.

«Fatemi sapere almeno se è morto », dicevano. Alcuni arrivavano ad augurarselo, perché volevano solo piangere. L’unico loro desiderio non era rassegnarsi, ma poter smettere di sperare. Perché la speranza uccide più lentamente.

Non so se esista un Dio. L’ho sempre desiderato, però. So con certezza che esiste il male. Perché il male può essere dimostrato. Il bene, mai. Il male lascia tracce di sé, al suo passaggio. Corpi di bambini innocenti, per esempio. Il bene lo si può solo testimoniare.

Il problema che ho trovato in questo libro (che avevo trovato in tanti altri libri dello stesso genere) è l’evoluzione dei misteri che crescono esponenzialmente con il numero delle pagine. L’autore aggiunge continuamente nuovi enigmi a quelli già scritti, nuove pagine che annullano i sospetti che si avevano a pagina 50 o le certezze acquisite a pagina 100, rimescolando continuamente le carte, confondendo (nel mio caso) o appassionando (nel caso di chi ha amato questo libro) il lettore. Tutto ciò ha a mio avviso reso poco credibile questa storia, scritta oggettivamente in modo egregio ma che non è riuscita a coinvolgermi. Così che devo ancora trovare quel thriller fenonemo commerciale che ha fatto appassionare milioni di lettori e che riesca ad appassionare anche me.

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6 commenti

      • Beh, ad esempio a me appassiona (senza per questo dovermi strappare le mutande) la serie di Lincoln Rhyme di Jeffrey Deaver… Ne ho letti 4, e non sono per nulla male, anche se un po’ lunghetti. E comunque al thriller preferisco il giallo classico alla Agatha, o l’horror weird di Lovecraft.

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