7 libri di autori spagnoli III

Oggi segnalo altri sette libri di autori spagnoli di cui ho parlato sul mio profilo Instagram @mia_nonna_fuma. Ribadisco che la Spagna è un Paese a me molto caro, visto che ci ho vissuto per dieci anni e non escludo un mio possibile ritorno, inoltre mia moglie è di Barcellona e quindi parte della mia famiglia si trova lí. La mia passione per la letteratura spagnola è stata pertanto arricchita da consigli preziosi di gente che quella letteratura la conosce bene.

Per questo post ho selezionato quattro libri che mi hanno deluso di cui uno è entrato nella classifica dei 7 libri più brutti del 2022 e almeno due entreranno in quella del 2023 (a meno che non legga qualcosa di ancora più brutto). Poi c’è una distopia non all’altezza delle mie distopie preferite ma tutto sommato divertente, due libri che ho trovato meravigliosi e che molto probabilmente entreranno nella classifica dei migliori 7 libri letti nel 2023.

In questo libro Vila-Matas ispirato da Bartebly, noto personaggio creato da Melville, tratta il silenzio nella letteratura, com’è stato vissuto da grandi autori e dandone varie interpretazioni. Questa breve descrizione sembra l’introduzione di un libro affascinante. In realtà mi sono ritrovato a leggere un elenco di scrittori ognuno con le proprie paranoie in descrizioni con scarsa introspezione e di una noia mortale.
Consigliato a chi ama leggere le liste della spesa e ai nostalgici degli elenchi telefonici.
Se avete amato ‘Patria’ e volete vivere una nuova esperienza letteraria con Aramburu rileggete ‘Patria’, o cercate un altro suo libro, ma state lontani da ‘I rondoni’. È la storia di un tizio che decide di togliersi la vita e racconta al lettore la sua esistenza noiosa e insignificante, e come si prepara al suicidio.
Un tizio ordinario, piatto, egocentrico e misogino che mi ha infastidito per tutta la lettura. Non ho trovato nessun pensiero interessante, nessuna riflessione profonda, solo odio per tutti, persino per fratello e figlio. Sentenze su donne per lui poco attrattive, colleghi di lavoro sfigati e su l’unico amico che ha, tra l’altro sgradevole quanto lui. Un libro insulso di 700 pagine, una perdita di tempo, peccato.
La storia di una bambina presa in giro dai bulli di turno per avere voce e atteggiamenti da vecchia, è una di quelle premesse che mette da subito il libro in bilico tra idea geniale ben sviluppata e idea geniale senza un plot degno che la supporti. Secondo la mia esperienza di lettore compulsivo, la maggior parte dei romanzi con una bella idea alla base si fermano a quella base, senza una struttura solida fatta perlomeno da una storia convincente. Ma per fortuna non è il caso di ‘Vocedavecchia’.
La ragazzina dalle movenze vintage di questo romanzo difatti è un personaggio così bello e potente da non avere neppure bisogno del plot. Vi consiglio di godere delle sue riflessioni su tutto ciò che circonda una ragazzina di 9 anni, delle descrizioni delle sue paure e curiosità, di come affronta i bulli e la solitudine. Vi regalerà tanto, sorrisi, brividi, ricordi della vostra infanzia, anche quelli di brutte esperienze che non augurereste ai vostri figli ma che tutto sommato aiutano a vivere con più coraggio. Bella realtà Blackie Books, non mi delude mai, e adesso la posso consigliare anche ai lettori italiani che non leggono in spagnolo.
L’antipatia dei protagonisti a volte può condizionare la lettura di un romanzo. Mi era successo con “Una banda di idioti” e “I rondoni”, e oggi con “Cicatrice”, libri in cui i personaggi fagocitano la storia che resta in secondo piano. Si tratta di pensatori egocentrici e insulsi che sparano opinioni sulla vita, nascosti in un buco vuoto e isolato da cui non si muovono. Neanche in “Cicatrice” il pensatore viene reso più tollerabile dalla storia.
Una storia tra l’altro debole che parla di una relazione che non decolla (non c’è amore, amicizia e nessuna introspezione) tra il pensatore, in questo romanzo ladro gentiluomo, e la protagonista che si lascia corteggiare accettando per posta regali rubati dal pensatore. Una storia che mi è parsa vuota come il buco in cui si muove il ladro. Sara Mesa mi ha un po’ deluso, peccato, ma la rileggerò.
Se amate Lou Reed e volete vivere un pezzo di Spagna degli anni 70 e 80, questo libro fa per voi. Manuel Vilas idolatra Lou Reed, lo ringrazia e lo rimprovera per quegli inni alla droga troppo esaltanti visto che sono pochi quelli che sopravvivono all’eroina e superano i 70 anni. Lo rimprovera per il suo carattere scontroso con gli amici e i suoi fan. Fan come lo stesso Manuel Vilas, che l’ha seguito in giro per la Spagna e ha raccolto pensieri e avventure per costruire questo libro. Un’opera a metà strada tra saggio musicale e autobiografia on the road.
Manuel Vilas fa addirittura conversare Lou Reed con la sua Spagna. Usa quelle conversazioni per raccontare la sua terra e come Lou, la Voce, l’ha vissuta e amata. Lou Reed era Spagolo è anche un’omaggio ai Velvet Underground e Andy Warhol, David Bowie, New York, Madrid, Barcellona, al resto della Spagna e alla sua storia, è una critica lucida alla dittatura e alla censura, ed è anche un bellissimo libro di formazione.
Quando ho voglia di uscire per un momento dalla mia zona di conforto e magari immergermi in un horror o una distopia, spulcio anche la bibliografia di Manel Loureiro. L’autore spagnolo è divenuto famoso grazie alla trilogia zombi Apocalisse di cui ho amato soprattutto il primo volume. Non ho ancora scoperto se la sua distopia “Veinte” è stata tradotta in italiano, comunque qui ci ha messo di tutto: pandemia, violenza, carestie, mutanti, bambini malvagi e personaggi immortali. Non è un capolavoro, ma è un romanzo interessante che mi ha intrattenuto per un paio di settimane.
Manel subito dopo la pubblicazione del suo romanzo ha dichiarato di essere sicuro di un’imminente pandemia causata da un virus molto infettivo. Ha dato una spiegazione con una logica inquietante di cui qui non parlo perché voglio mantenere la letteratura come unico argomento del profilo. Se volete scoprire i dettagli di quella dichiarazione si può trovare online o alla fine del libro. Era il 2017.
Inizio citando uno dei due punti forti di questo romanzo: l’originalità. Il romanzo invece inizia con un’avvertenza che lo definisce sgarbato. Io però l’ho trovato più patetico che sgarbato. Il motivo è che il protagonista prima raccoglie testimonianze tra tutti i colleghi sul loro capo stronzo alla “blair witch project” (l’originalità qui va alla grande), ma poi si sfoga ubriaco (l’originalità qui si dilegua) attaccandolo con un espediente che non rivelo e che lo rende più stronzo del suo capo.
Se questo punto d’incontro tra originalità, sgarbo e patetismo v’ispira, vale la pena dare una possibilità a questo libro che si può leggere in un paio d’ore. La brevità è difatti l’altro suo punto forte. Non credo però che esista la versione in italiano.

5 commenti

  1. Severo ma giusto. Profonda la conoscenza di una delle letterature più interessanti del nostro continente.. pe¥ vedo non poco delusione. Patria sono in tanti ad averlo consigliato… però in effetti mai sentito nessuno ancora consigliare altro di Aramburu

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      • La funzione di critica attraverso blog è importante, poiché è rimasta l’unica. I premi come già detto in altre occasioni, sono oramai una specie di torello fra case editrici gli youtuber sono per l’80% dei casi, quelli che si occupano di libri recenti, molto legati alla pubblicità che ricevono per sopravvivere. Morale della favola, pubblicazioni a iosa e nessuno che fa da punto di riferimento e giro di boa.

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