… Ci considerano degli zombie fioruccini – effettivamente è la nostra origine e questo ci manda in bestia di brutto – comunque non siamo certo fascistelli – siamo anarchici lo dice anche la canzone dei Pistols …
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Autore: Marco Philopat Pagine: 259 Anno: Edizione del 2016 Casa Editrice: Agenzia X Disponibilità: Libro cartaceo e versione digitale Dove acquistarlo: Amazon |
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Il punk in Italia senza la sua essenza British viene raccontato con una punteggiatura che farebbe venire il mal di testa persino a Saramago, un grande che scriveva opere con un punto ogni due/tre pagine e un uso delle virgole raro come i gruppi punk decenti in Italia. Fra centinaia di trattini e puntini di sospensione ci ritroviamo tra gag di punkabbestia pieni di scazzottate, coca, erba, retate della polizia e personaggi inutili tutti uguali (sballati, rabbiosi e violenti) che pogano. Quando ho iniziato ad annoiarmi ero ancora al 10% del libro (ho letto l’ebook) e avevo già dimenticato come avevo scoperto questo libro e perché mi ero incuriosito a cercarlo. Leggere questo romanzo è stato come guidare con il freno a mano alzato a metà quando la macchina la puoi sí condurre, ma a fatica, disturbato da una lucetta rossa e un noioso bip bip che ti segnala il problema. Difatti io questo libro l’ho affrontato così, l’ho letto ma disturbato da tanti particolari, come alcune gag così brutte da ricordarmi le scorregge di Peter Griffin della serie I Griffin che dovrebbero far ridere ma che invece m’innervosivano.
Devo ammettere che ogni tanto il freno a mano si abbassava (o alzava dipende dall’auto) e sono riuscito a trovare spunti interessanti: il gruppo punk di disgraziati capeggiati dall’io narrante è a tratti spassoso e ho apprezzato lo stile “saramaghiano”. Ma i momenti belli sono stati pochi -il freno a mano si rialzava prontamente (o riabbassava dipende dall’auto) bloccandosi a metà- perché inglobati da questa rabbia punk di eroinomani sempre incazzati con tutti che boicottano persino il concerto dei Bauhaus. Prima di leggere il libro avevo visto da poco l’ultima serie di Zerocalcare (che ho trovato bellissima) e la voce narrante del romanzo a un certo punto ha iniziato a risuonare nella mia mente come quella del protagonista della serie rendendo il tutto più divertente. La condivisione di uno squatter tra fattoni punk è stata piú tollerabile raccontata da Zerocalcare. Forse Costretti a sanguinare l’avrei apprezzato di più a 18 anni quando le scoregge di Peter Griffin mi facevano ridere, forse.


Un libro che aveva costantemente il freno a mano alzato. In un certo qual modo è un’immagine interessante per descrivere quest’opera. Sembrava avesse del potenziale ma è stato fermato da tante piccolezze che ne hanno reso la lettura faticosa. Questo mi sembra di aver capito.
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Esatto, era quello che volevo dire. Ho apprezzato l’idea del libro e lo stile della scrittura, ma mi ha annoiato la dinamica, troppe gag che oscurano il pensiero centrale e che hanno reso meno fluida la lettura.
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Peccato. E in realtà non è la prima volta che la tematica centrale, sia essa di un libro o di un film, viene soffocata da altri elementi inseriti in maniera esagerata.
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Concordo! Mi piacciono gli autori che trovano l’equilibrio tra la storia centrale e gli aneddoti. Per me gli aneddoti devono arricchire la storia senza annullarla.
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Esatto. Cercare di riempire un’opera con troppe informazioni può sminuirla invece che arricchirla. Bisogna sempre trovare il giusto equilibrio tra forma e sostanza.
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Tanti aggiungono parole per allungare il brodo…
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Vero 😅
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Va letto, scritto così è un pochetto ingiusto.
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Lui l’ha letto.
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Eh sì 🤣
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😂
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Pure io, andrebbe contestualizzato.
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Leggerei volentieri la tua recensione. 🙂
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Ti ringrazio e non sai quanto mi piacerebbe farlo, ma ahimè aver il tempo.
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Mah, lessi la prima edizione anni fa, mi interessava per il periodo anni’80 delle scene indipendenti musicali italiane. È una sorta di fotografia, forse sei un pochetto ingiusto.
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Tendo a dire quello che penso con sincerità, potrei sembrare ingiusto, ma l’ingiustizia nelle recensioni è relativa.
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Secondo me andrebbe contestualizzato nel periodo e nella storia recente di Milano e della scena punk.
Spero che non te la sei presa, mi è venuto spontaneo fare il commento. Ribadisco visto un commento, che lessi il libro.
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No no, figurati, hai fatto bene a condividere la tua opinione. Io in quegli anni ero un adolescente in Calabria che ascoltava musica da discoteca tamarra 🙂 l’ho recuperato adesso e non sono riuscito ad immedesimarmi in quel contesto. Però mi sono immedesimato e ho goduto di altri contesti che ho letto e che non ho vissuto, quindi questo libro non mi è sembrato particolarmente godibile.
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Ma si, può essere, da qualche anno c’è una nuova tendenza editoriale di nicchia a raccontare la scena indipendente musicale anni’80, Philopat l’ha fatto pure con alterne fortune e qualità.
Forse a rileggerlo ora, chissà…
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Penso ci voglia sempre uno sguardo al periodo trattato, meglio se l’hai vissuto. Io provengo dai centri sociali degli anni ’90 e dal punk hardcore torinese di quel periodo: è un mondo a sè.
È un po’ come leggere “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, o vedere “Arancia meccanica” adesso. Molto difficile da comprendere. Low
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Avrei voluto vedere Torino negli anni 90, anzi mi sarebbe piaciuto viverci per un po’ è una città che mi affascina. Sono stato vicino a trasferirmi nel 2015 ma poi ho preferito Liverpool per motivi, ahimè, economici. Grazie per essere passata da qui, buona giornata!
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Ti lascio il link di un mio post su un documentario che parla di come eravamo:https://lowprofile790041255.wordpress.com/2022/03/21/torino-hardcore-punk-documentary/
Se hai voglia di darci un occhio!
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Ok, grazie! Darò volentieri un’occhiata
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Se non si apre puoi cercarlo su you tube: non l’hanno fatto sparire…ancora😉
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[…] La mia recensione completa di questo libro che mi ha tanto deluso si trova qui. […]
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