7 libri di autori di varie nazionalità V

La maggior parte degli autori che ho letto in questi ultimi anni e che continuo a leggere sono, per una questione di gusti e circostanze della mia vita, italiani, statunitensi, britannici e spagnoli. Così che in questa serie di post ho deciso di raggruppare libri di autori di altre nazionalità di cui ho parlato sul mio profilo Instagram, @mia_nonna_fuma.

Gli autori dei libri che segnalo oggi provengono da Romania, Francia, Messico, Turchia, Irlanda, Cile e Russia.

La prostituzione è tortura fisica e psicologica, sfruttamento che il neoliberalismo sta trasformando in lavoro. Non lo dico io, lo dicono loro nella loro rivolta capeggiata da Amelia Tiganus, autrice di questo libro che mi ha sbattuto in faccia una realtà che credevo sapere di cosa si trattasse.
Ascoltiamole, sosteniamole senza indugio, senza esitazioni e senza influenze politiche, perché solo loro conoscono questa realtà mascherata da libera scelta.
Justine vive e rivive la stessa disavventura, di una noia e prevedibilità pazzesca, che si ripete durante tutto il libro: Justine viaggia e s’imbatte in un tizio apparentemente buono che la rapisce, violenta e tortura insieme ad altri sadici che si divertono a stuprare, umiliare e seviziare anche altre donne e bambini. Poi Justine scappa, riviaggia, incontra un nuovo tizio apparentemente buono e la ruota rigira con l’aggiunta di nuove torture. Il tutto accompagnato da termini che mi hanno innervosito, come fottitore e puttanesimo, e da numerose riflessioni, soprattutto sulla religione, che dovrebbero essere profonde ma che sembrano scritte da un ragazzino delle scuole medie bravo nelle materie letterarie ma infelice, sfigato e sempre incazzato.
Non venitemi a dire che l’ha fatto apposta per provocare in un epoca in cui ha osato solo lui (forse). Ci vuole classe e talento per provocare, magari avrebbe imparato da Virginia Woolf se avesse avuto la possibilità di leggerla.
A volte è meglio non leggere la quarta di copertina di un libro. Si potrebbero trovare affermazioni del tipo: miglior classico messicano, o la più grande opera scritta in lingua spagnola di tutti i tempi, detto magari da gente come Borges. Io purtroppo la quarta di copertina la leggo sempre, non ne posso fare a meno, ma ho imparato a ignorare proclami che mitizzano un libro. E meno male. Ho difatti iniziato Pedro Páramo ignorando Borges e compagni, mantenendo le aspettative basse per evitare delusioni.
Mi sono immerso nella lettura di un libro che ho trovato straordinario, non il miglior classico messicano o la più grande opera in lingua spagnola, ma un grande romanzo. È la storia di un paesino sperduto del Messico martoriato da un folle che tormenta tutti i suoi abitanti per una delusione d’amore. La storia è un mosaico di pensieri del figlio di quel folle che lo cerca perché non l’ha mai conosciuto, racconti di fantasmi, passioni, tradimenti, delitti e torture. Una meraviglia.
Istanbul è una raccolta di ricordi depressivi del suo autore che omaggiano la città turca, le sue bellezze e la sua storia, un’analisi accurata della suo processo di occidentalizzazione. Io amo Instabul, ma per approfondire la sua cultura e le tradizioni preferisco tornarci o guardare un documentario. In un romanzo scritto da un premio Nobel io mi aspetto altro.
Ci sono comunque due aspetti del libro che ho apprezzato e che di tanto in tanto mi hanno ripreso dal sopore provocato dalla lettura: l’autore/protagonista ci racconta le varie versioni del suo io che vivono le stesse esperienze raccontate da diversi punti di vista, creando un espediente narrativo ben ideato e divertente; l’autore/protagonista ci parla spesso della sua nonna che fuma, particolare molto gradito da questo profilo.
Trovo Dracula il personaggio letterario infido per eccellenza, inquietante, il male che mi ha terrorizzato quando l’ho letto da ragazzino e lontano anni luce dalla versione romantica di Coppola (che mi è piaciuta per altri motivi). È uno di quei libri che prima o poi decido di rileggere: da adulto l’ho trovato meno cupo e a tratti noioso, soprattutto durante la caccia al conte. Ma gli adulti sono meno impressionabili, normale, comunque considero ancora Dracula uno dei migliori classici horror di sempre.
Il tema principale dei libri di Bolaño è il viaggio, fisico e spirituale, sempre presente nei suoi scritti. I viaggi dei suoi libri sono stati ispirati sempre dai suoi viaggi reali, che l’hanno portato dal Cile al Messico, passando per l’Europa, dove ha vissuto in Spagna e visitato parecchie volte l’Italia. Il viaggio ha vari obiettivi nelle sue opere. Si parte alla scoperta della letteratura, come in due dei cinque libri che compongono 2666, “La parte di Arcimboldi” e “La parte dei Critici”. Bolaño è stato anche autore di romanzi thriller, come “La parte dei delitti”, un altro dei libri che compongono 2666. “La parte dell’Amalfitano” parla invece delle ossessioni di un filosofo mentalmente instabile, mentre “La parte di Fate” tratta di questioni afro-americane e di sport. 2666 è quindi un concentrato di viaggi, arte, follia, delitti, sport e vita.
Per la serie recupero di classici non ancora letti.
Si potrebbe parlare per ore de Il maestro e Margherita discorrendo di varie tematiche: una satira del regime comunista russo, una crisi esistenziale di Ponzio Pilato, una storia d’amore surreale, una storia di poesia e follia, un trip fantastico in cui il diavolo se ne va in giro con i suoi aiutanti strampalati creando panico tra gli abitanti di Mosca.
Le tematiche s’intrecciano e si completano, si richiamano in armonia creando una trama pazzesca che ti ammalia e incolla alla lettura, mentre pensi come sia possibile che un capolavoro di questa portata fosse rimasto chiuso in un cassetto per quasi 30 anni. Imprescindibile.

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