7 libri di autori statunitensi VIII

Oggi segnalo altri sette libri di autori statunitensi di cui ho parlato sul mio profilo Instagram, @mia_nonna_fuma.

In questo post torna un grande con due libri, uno bellissimo e l’altro che mi ha deluso; un’autrice importante che ha vinto un Pulitzer e un Nobel; un’altra autrice che amo e presenza immancabile tra i miei canali; una nuova entrata che volevo leggere da tempo e che non mi ha deluso; una grande sorpresa che ha commosso mezzo mondo e, quasi, anche me; un ritorno per me amore e odio, stavolta più odio che amore.

Philip Roth ha esordito con questo romanzo breve accompagnato da cinque racconti. Parla dell’ebraismo, il suo bigottismo, le persecuzioni, la rinascita, le tradizioni troppo tediose, ma anche la bellezza della fede per chi la fede ce l’ha. Ma c’è troppo ebraismo, dopo 50 pagine già non ne potevo più e mi mancavano altre 200 pagine di ebraismo.
Meno male che Roth l’ho scoperto leggendo altro, l’ebraismo è una presenza costante di tutta la sua immensa opera letteraria, ma è accompagnato da genialità e cinismo, quello che non ho trovato qui. Peccato.
‘Amatissima’ porta il realismo magico nell’Ohio post guerra civile americana tra vite che cercano di sopravvivere alla schiavitù. Il realismo magico non mi fa impazzire, ma quello di Toni Morrison sconvolge, crea panico, ti accompagna per mano tra gli orrori di quella schiavitù da cui la protagonista prova a fuggire.
Ti accorgi di star leggendo un capolavoro quando pensi di volerti staccare da quella mano indignato e rattristato, ma non ce la fai. Toni difatti la mano non la lascia, la tiene stretta usando la sua prosa ammaliante per farti arrivare fino all’ultima pagina e capire quanto siamo impotenti.
Philip Roth racconta i tormenti della borghesia statunitense anche durante un’epidemia di poliomielite che devasta il suo New Jersey degli anni 40. E li racconta maledettamente bene, ogni 20/30 pagine ti arriva un pugno allo stomaco che non ti aspetti.
Philip è cinico e spietato, non salva nessuno, ognuno dei suoi personaggi ti lascia il segno, si posiziona in un angolino del tuo cervello e se ne sta lì angosciandoti fino a quando non inizi la lettura di un altro libro. Nemesi non è considerata una delle sue opere migliori e non ne comprendo il motivo. Il professore di educazione fisica Cantor che vive la malattia dei suoi alunni mi ha angosciato più dello svedese di Pastorale Americana.
Se sognate di andare negli Stati Uniti, tra un episodio e l’altro di Friends leggete un libro di Joyce Carol Oates. Vedrete quel sogno sgretolarsi, capirete che gli Stati Uniti non sono solo Central Perk, ma anche la piccola provincia dominata da bigottismo, armi e disperazione. L’ho detto varie volte come JCO distrugge il sogno americano di tanti, oggi aggiungo che nel suo Uccellino del paradiso, quella distruzione la conferma in un’opera egregia.
È il suo miglior romanzo letto finora, almeno per me, e io di JCO avevo già letto tanto, circa un terzo della sua opera monumentale. È la storia di due famiglie legate da un orrendo omicidio, famiglie senza pace e amore, sole e perseguitate da bullismo e dai pettegolezzi più biechi. Da leggere.
Ti piace Bukowski? Leggi anche Cheever. L’ho visto in qualche profilo letterario che seguo ed è stato un invito indiretto che ho finalmente accettato. Ho ritrovato corse di cavalli e alcolismo, temi che non m’interessano ma che stranamente mi appassionano nelle opere di questi due narratori che raccontano vite di reietti più interessanti di una superstar. Cheever è più elegante e melanconico, è stato capace di scrivere favole che si trasformano in drammi realistici, i suoi racconti trasudano solitudine accompagnata dal desiderio di essere amati.
Ti piace la letteratura? Leggi questi due geni, persino se non te ne frega nulla delle corse di cavalli.
Diffidare delle quarte di copertine con commenti del tipo: straordinario, il miglior romanzo dell’ultimo decennio, geniale e commovente, firmato giornale o scrittore famoso; me lo ripeto sempre. Questo libro ha quel tipo di quarta di copertina, non l’avrei mai comprato e difatti me l’hanno regalato.
Ho trovato l’eccezione, perché il romanzo di Foer quegli elogi se li merita tutti. E io aggiungo che è geniale anche per com’è scritto: fotografie, lettere con parole evidenziate o dalle diverse dimensioni, pagine con singole frasi accompagnano con armonia e senza mai stonare il testo di una storia magnetica.
John Irving tende a piacermi perché piazza quei colpi di scena improvvisi in storie di vite convenzionali che lasciano il segno. Succede anche nella sua preghiera a Owen Meany, un personaggio strano e interessante, una sorta di nerd, piccoletto e rivoluzionario, con una voce stridente a cui non frega nulla dei suoi bulli.
Il problema di Irving è la quantità immane di informazioni inutili che include nelle sue storie. Qui Owen e i suoi amici, per esempio, parlano per decine di pagine di rappresentazioni teatrali insulse e vite noiose di parenti. Con 200 pagine in meno avrei tollerato il romanzo, senza ulteriori 100 pagine l’avrei amato, forse.

7 commenti

  1. Lory

    Titoli e consigli da tenere ben presente: mi hai colpito con ‘Amatissima’, mai letto niente di Toni Morrison.

    Nemesi già in lista da un pezzo,…non ce la farò mai a smaltire questa lista.

    Della Oates anch’io ho letto diversi libri, questo no e già mi attira. L’anno scorso di suo avevo letto ‘Pericoli di un viaggio nel tempo’, deludente, mi sembrava persino strano lo avesse scritto lei.

    Il romanzo di Foer l’ho scoperto davvero anni addietro e l’ho regalato a più di una persona perché lo trovai straordinario, commovente e originale. Mi fa piacere che nonostante gli anni non abbia perso il suo smalto e tu lo abbia recensito con altrettanto entusiasmo. Anche il film tratto dal libro devo dire non è niente male, pur se non allo stesso livello.

    ciao!

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