Lessico famigliare – Recensione

…C’erano dieci o dodici stanze, un cortile, un giardino e una veranda a vetri, che guardava sul giardino; era però molto buia, e certo umida, perché un inverno, nel cesso, crebbero due o tre funghi. Di quei funghi si fece, in famiglia, un gran parlare: e i miei fratelli dissero alla mia nonna paterna, nostra ospite in quel periodo, che li avremmo cucinati e mangiati…
Autore: Natalia Ginzburg
Anno: 1963
Pagine: 296
Casa Editrice: Einaudi
Disponibilità: Versione cartacea e digitale
Dove acquistarlo: Amazon

Una lettura in equilibrio precario tra il fascino delle memorie familiari (o famigliari alla Ginzburg) e quei momenti in cui ti rendi conto che sei ancora dentro un’autobiografia in cui non è detto che succeda qualcosa che ti risvegli da un possibile sopore.

Lato positivo: Mai un titolo fu più azzeccato: “Lessico famigliare”. Perché è proprio attorno al linguaggio di casa che ruota tutto questo libro. Un lessico che muta da famiglia a famiglia come il dialetto nel raggio di dieci chilometri. È un viaggio linguistico, emotivo, storico e un po’ nevrotico. Merito anche del mio club di lettura che mi ha fatto scoprire un libro che da solo forse non avrei letto. La Ginzburg costruisce un mosaico di episodi familiari fatto di battute ricorrenti, piccoli drammi, grandi silenzi, e una nonna da antologia: recita preghiere in ebraico con il terrore di essere battezzata a tradimento. Altro che mia nonna che fuma.

Lo stile è quello di una lunga chiacchierata, senza capitoli, un flusso continuo che ricorda le domeniche pomeriggio a casa dei nonni, quando zia comincia a raccontare e tu non riesci più ad alzarti dal divano a volte solo per educazione o stanchezza, e altre per un reale interesse. Bellissimi i luoghi descritti e interessante il contesto storico: Torino, Palermo, Milano, sprazzi di Germania, l’Olivetti che nasce, Einaudi e Pavese che finiscono in galera per propaganda antifascista, e tutto questo tra una citazione di Pirandello e un accenno alla poesia russa.

Lato negativo: Per quanto mi abbia affascinato la scrittura densa e ricca, a un certo punto ho cominciato a sentire la fatica. Non perché sia un libro difficile, ma perché alcuni aneddoti sembrano messi lì per riempire pagine più che per aggiungere valore. Io sono fatto così: mi esalto facilmente ma poi mi posso perdere. La colpa è mia, ma forse anche un po’ della nonna, quella che fuma.

8 commenti

  1. L’ho letto quando ero ragazza e ricordo che mi piacque moltissimo la parte iniziale, con Natalia bambina e le figure dei genitori, soprattutto quel padre ingombrante e i famosi “sbrodeghezzi”; a un certo punto anch’io lo trovai noioso, ma forse, se lo rileggessi oggi, le parti che allora non mi coinvolsero più di tanto, relative alle tante conoscenze della famiglia Levi e al clima politico e culturale del tempo, forse ora mi interesserebbero. In ogni caso ho sempre amato molto Natalia Ginzburg, sebbene non tutti i suoi scritti siano perfetti, l’ho sempre trovata una figura di donna, di intellettuale e scrittrice di grande levatura

    Piace a 1 persona

    • Anche a me è piaciuta molto la prima parte e poi il contesto storico è interessantissimo. Mi è piaciuto leggere di Pavese. Ma ha uno stile narrativo che alla lunga mi ha un po’ annoiato. Sono curioso di leggere un suo romanzo non autobiografico.

      "Mi piace"

  2. Che ricordi. Me lo fecero leggere quando ero ancora alle medie e a quei tempi mi risultò veramente pesante proprio per il linguaggio. Anni dopo lo rilessi e lo apprezzai decisamente di più ma, proprio come te, anch’io provai una certa pesantezza nella lettura.

    Piace a 1 persona

  3. Io ci sono arrivata già adulta a questo libro, sebbene ne sentissi parlare da tutta la vita. Ci sono entrata non sfogliando le pagine di carta ma indossando gli auricolari di un dispositivo, un audiolibro letto da Margherita Buy. Ora, non so se perché la timidezza della Buy trattiene nei confini del rispetto filiale gli impeti di rivolta che la Ginzburg prova di fronte agli ordini imperativi di un padre molto deciso, o semplicemente perché è un’attrice e una lettrice fantastica, o perché è un po’ nevrotica come il “viaggio linguistico” del libro, ma io sono uscita entusiasta da questo ascolto. Penso che la voce della Buy mi abbia saputo donare questo libro nella sua pienezza e non avrei apprezzato altrettanto questo famoso memoir se lo avessi letto da sola.

    Piace a 1 persona

Scrivi una risposta a The Butcher Cancella risposta