Chocolate for breakfast – Recensione

…It’s a town of waiting. Waiting by the phone for a call, waiting in the morning for the mail, to see if you can eat for the next few months. And then the escapes. Having a stiff drink, or calling some broad—excuse me—because the call or the letter never came. It’s a lousy town.…
Autore: Pamela Moore
Anno: 1956
Pagine: 304
Casa Editrice: In Italia pubblicato da Mondadori nel 2014 con il titolo Cioccolata a colazione
Disponibilità: Versione cartacea e digitale
Dove acquistarlo: Amazon

Il libro che non sapevo di dover leggere (e che per metà ho maledetto di aver iniziato)

Sapete quando vi trovate un libro nella lista da leggere e non avete la minima idea di come ci sia finito? Ecco, è successo a me con questo romanzo: versione digitale, trama ignota, autrice sconosciuta. Parto con le migliori intenzioni e subito mi ritrovo sommerso da descrizioni superflue: Mangia una banana. Butta la buccia. Fine della scena. Mi sono pentito più volte di quella mia cocciutaggine che mi impone di finire ogni libro che inizio. Ma per fortuna ho resistito. E alla fine ho capito perché dovevo farlo.

All’inizio è un gran boh. Madre alcolizzata, figlia trascurata, amica coinquilina bisessuale che diventa sempre più ambigua e centrale nella storia. E una sottile critica sociale a Hollywood e alle sue contraddizioni: il successo porta davvero alla felicità? O solo a compromessi scomodi? Interessante, ma anche noioso e poco innovativo. Bukowski, per esempio, ha fatto lo stesso tipo di critica nel suo Hollywood, Hollywood, ma l’ha fatto alla sua maniera: sporca, sfrontata e incisiva. Qui invece la parte hollywoodiana è pulita, asettica e distaccata. Per fortuna solo quella parte. Poi la cara Pamela si mette veramente in marcia.

Mi rendo conto che quella neutralità stilistica è il vero gioco dell’autrice: raccontare drammi adolescenziali con la stessa indifferenza che gli adulti riservano ai problemi dei ragazzi. E funziona. Per quanto criticassi le scene banali, la storia tormentata della protagonista con i suoi genitori mi ha tenuto incollato fino al finale che è riuscito a commuovere chi leggendo non si commuove mai. O quasi. Mi sono ritrovato a leggere compulsivamente per scoprire cosa sarebbe successo. E quando finalmente arrivo all’ultima pagina, cerco il libro su Internet e scopro che è stato scritto nel 1956. Pazzesco. Ma il bello è che potrebbe tranquillamente essere uscito tre anni fa e, tra l’altro, è di una semplicità sorprendente da leggere in inglese. Pamela Moore è stata un genio, morta a 27 anni come tanti altri geni. E quel libro senza tempo ha la potenza dei classici, quelli che raccontano la vita come se la stessi vivendo tu. Quindi la mia cocciutaggine alla fine ha vinto. E meno male.

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