7 libri di autori italiani VIII

Oggi segnalo altri sette libri di autori italiani di cui ho parlato sul mio profilo Instagram, @mia_nonna_fuma.

Questa volta troviamo tanti classici tra cui due libri di Calvino, un altro romanzo italiano della stessa epoca che però non è diventato un classico, e infine due libri contemporanei, di cui uno scritto dal grande Morozzi.

Calvino era stato invitato ad Harvard per dare un ciclo di lezioni di letteratura. Quelle lezioni non avvennero mai perché Calvino morì prima di mettere piede a Boston. Avrebbe parlato di come la leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità e la coerenza ispirarono le sue opere e quelle di altri classici, e della necessità di portarsi queste parole chiave nella letteratura del nuovo secolo.
Di quelle lezioni rimane questo saggio elegante e rivelatore, da leggere dopo aver scoperto le opere più importanti di Calvino. La morte l’ha sorpreso prima di incantare gli studenti di Harvard con le sue parole. Peccato.
Ho scoperto Lorenza Mazzetti e il suo Il cielo cade in un libro di Ali Smith. Lorenza Mazzetti era la nipote del cugino di Albert Einstein e in questo libro ci racconta la sua infanzia in una villa toscana durante il fascismo. In questa biografia una bambina narra di come si era obbligati a venerare Mussolini e le ingiustizie subite da chi si rifiutava.
Gli aneddoti si susseguono fino all’arrivo dei nazisti nella villa toscana, creando un flusso narrativo piatto che mi ha ricordato, appunto, la parte più noiosa di Ali Smith. Salvo un messaggio che valeva in quell’epoca e che è ancora attuale: il nostro destino dipende da dove nasciamo e dal nostro cognome.
Quando leggo Morozzi m’intrattengo anche quando non è il miglior Morozzi. Questo per esempio non sarà potente come L’era del Porco o Blackout, ma mantiene l’interesse alto per tutta la lettura. C’è un libraio innamorato circondato da personaggi surreali ma ben ancorati alla realtà, come se fossero normali, tipo il tizio che sniffa l’inchiostro delle pagine dei libri per viverne le storie. C’è l’irrealtà che viene raccontata con normalità, alla Murakami: mi mancava questa versione dell’autore bolognese, non la mia preferita, ma bella e misteriosa, come la vita del libraio innamorato.
Ho terminato la lettura del romanzo di Bassani circa un mese fa e da allora ho riflettuto su come spiegare perché mi sia piaciuto così tanto. In fondo si tratta dell’ennesimo romanzo ambientato in un periodo storico maltrattato dal fascismo, con una storia d’amore e amicizie tra giovani intellettuali.
Eppure, proprio quell’amore ambiguo e quelle amicizie apparentemente convenzionali mi hanno affascinato per tutta la lettura. Lettura piacevole, anche grazie ai dialoghi ben costruiti e ai personaggi interessanti e caratterizzati con cura, che consiglio a chi ancora non conosce il romanzo.
Molto probabilmente non avrei mai letto un libro con questa copertina e questo titolo se non l’avessi scoperto tramite qualche profilo che seguo e di cui mi fido. Purtroppo non ricordo quale fosse, altrimenti lo ringrazierei, perché questo romanzo mi ha davvero divertito.
È un percorso formativo intriso di rabbia e ironia, che racconta la crescita di una ragazza negli anni turbolenti tra il ’60 e il ’70 in Italia, immersa nelle ribellioni di giovani intellettuali che credevano nel cambiamento politico quando ancora aveva un senso. L’unica pecca è la presenza di un paio di viaggi senza profondità, scollegati dal nucleo della storia e inseriti, forse, solo per dimostrare che l’autrice è stata negli States e in Perù.
Fenoglio racconta il vero fascismo: “Una questione privata” è la Resistenza partigiana nella sua cruda realtà, che il lettore può scoprire con un’intensità tale da sembrare di percepire l’odore acre del sangue. Emerge anche l’orrore del fascismo, non solo per le sue vittime, ma anche per coloro che, persino senza volerlo, ne furono complici.
Al centro della vicenda, accanto alla lotta, c’è anche spazio per una storia d’amore ossessiva e tormentata, e un’amicizia intensa, entrambe segnate dalla disperazione della guerra. Un romanzo bellissimo.
Il castello dei destini incrociati si apre con un’idea che sulla carta (e sui tarocchi) suona geniale: un gruppo di viaggiatori si ritrovano in un castello senza poter parlare e si raccontano storie usando solo tarocchi. Un bel trip alla Calvino degno della sua trilogia “I nostri antenati”.
Il problema è che ogni storia mi ha creato un effetto soporifero che scollegava il cervello dalla lettura. Ho fatto una fatica enorme a finire questo libro che mi ha annoiato e confuso. La prima delusione di Calvino prima o poi doveva arrivare.

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