…La sera, nel bagno di casa Sauer, l’aroma di asparagi che esalava dalla mia urina mi fece pensare a Elfriede. Probabilmente anche lei, seduta sul water, sentiva lo stesso odore. E anche Hitler, nel suo bunker alla Wolfsschanze. Quella sera, l’urina di Hitler puzzava come la mia…
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Autore: Rosella Postorino Anno: 2018 Pagine: 288 Casa Editrice: Einaudi Disponibilità: Versione cartacea e digitale Dove acquistarlo: Feltrinelli |
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Ci si può ancora stupire con una storia sul nazismo? Direi di sì: per esempio Train de vie negli anni ’90 riuscì a ribaltare con ironia intelligente un tema tragico con l’invenzione di una narrativa delicata che non sfociava mai nel banale. Una dimostrazione che, se vuoi davvero raccontare qualcosa di già raccontato mille volte, un punto di vista originale si può creare. Con Le assaggiatrici, invece, la risposta è no: non ci si può stupire di nulla. A meno che non ti stupisca la capacità di prendere un contesto potenzialmente interessante (la tensione di assaggiare i pasti di Hitler rischiando di morire ogni giorno) e trasformarlo in conversazioni su abiti e pettegolezzi. Una sorta di pausa caffè tra un “potrei morire” e l’altro, ma senza passione. I personaggi mi sono parsi piatti, le conversazioni scialbe e la scrittura liscia, senza sbavature o scossoni. Una prosa fluida e corretta che sembra prodotta da una chiacchierata con chatgpt senza rischi di metafore sbagliate per evitare di offendere qualcuno. Ci sono momenti in cui l’orrore della guerra ti tocca. Ma solo perché la guerra ti tocca sempre, anche se te la raccontano senza passione. Qui troviamo immagini già viste, già lette, già assimilate da opere ben più profonde.
E poi c’è l’aspetto logistico che non ho compreso: Perché proprio loro come assaggiatrici? Perché così tante? Perché non persone “più sacrificabili”, secondo la logica nazista? Come arrivava il cibo a Hitler? Da dove? Al posto delle risposte ho trovato pettegolezzi e piccoli drammi raccontati con la stessa intensità delle descrizioni delle previsioni meteorologiche. Il culmine arriva con un tentativo di trasgressione romantica: la relazione tra un’assaggiatrice e la guardia nazista. Un’idea che forse voleva essere profonda e tormentata, ma che ho trovato patetica, peggiorando un romanzo già debole. In definitiva ho trovato questo romanzo brutto, aggettivo che uso quando non vale neppure la pena trovare un termine più profondo. Ci sono giorni in cui maledico i club di lettura. Questa lettura viene da lì. E oggi è uno di quei giorni.


Vabbè, ma se scrivi una recensione così a qualcuno viene voglia di leggerlo. 😉
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🙂
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Grazie! Mi intrigava ed ero tentato di leggerlo, lo avevo già scaricato su Kindle. Ora so che non lo leggerò!
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Ora mi sento in colpa… anzi no, meglio non perdere tempo 😉
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Infatti!
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Il libro non l’ho letto ma ho visto il film e mi è piaciuto.
Che ne pensi del film invece?
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Ciao, non ho visto il film e dubito che lo vedrò dopo non aver apprezzato il libro 😅
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Ho letto questo libro quando è uscito, qualche anno fa, e nemmeno a me è piaciuto. L’autrice si è rifatta a una storia vera ma secondo me l’ha romanzata male, sprecandone il potenziale; il siparietto romantico, poi, quello non l’ho proprio digerito…
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Infatti, la storia aveva un bel potenziale.
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[…] Del libro più deludente dell’anno per la Nonna ne ho parlato da poco: di quelle assaggiatrici dalle vite noiose, inserite in un contesto storico descritto male, ne ho parlato qui. […]
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