Un weekend postmoderno – Recensione

… E fa il puttanone come quelle rockstar che, conoscendo il loro successo, riservano a fine concerto il pezzo più celebre per gettare in delirio i fan già surriscaldati, e non appena attaccano il motivo tutti a urlare e a stracciarsi le vesti …
Autore: Pier Vittorio Tondelli
Pagine: 622
Anno: 1990
Casa Editrice: Bompiani (edizione del 2001)
Disponibilità: Libro cartaceo e versione digitale
Dove acquistarlo: Amazon

Una delle cose che più apprezzo di Tondelli è la capacità di cambiare stile pur mantenendo i temi a lui cari. In questo saggio in cui spazia tra viaggi e letteratura, musica e cinema, esperienze di vita e descrizioni di città e culture, Tondelli è più polemico e, nella prima parte, ermetico, a tratti difficile da seguire nel suo flusso di pensieri. Difatti, soprattutto all’inizio dell’opera, il lettore deve fare un piccolo sforzo per costruire le storie celate dietro alcune riflessioni polemiche: gli eccessi del carnevale, gli abusi delle forze dell’ordine, il neofascismo, lo squartamento sadico di un maiale sono qualche esempio. La prima parte del libro fiume di Tondelli è anche accompagnata da una colonna sonora che va dal folk irlandese a Bob Marley, dal punk al rock psichedelico. Con questa musica alternativa di fondo ci parla anche dell’esame di maturità che angoscia gli studenti per qualche mese e dà la sensazione di essere appena uscito dal carcere una volta superato; delle proteste studentesche; della laurea e il dopo laurea quando a seguito di anni di studio si pensa “era meglio l’ansia prima dell’esame che l’angoscia per non sapere che cavolo fare nella vita”; degli anni 80 che emozionano i nostalgici che li hanno vissuti e goduti senza uno smartphone in mano.

Poi, nella seconda e terza parte più descrittive e meno ermetiche, Tondelli ci parla di CCCP, The Smiths, The Doors, Lou Reed, l’eroina e il rock, la letteratura di mezzo mondo e tanto altro (ma proprio tanto), come nessuno aveva fatto prima (o dopo), almeno per me. Ma parla anche di un’Italia alternativa che non ha nulla da invidiare al glam British o al rock psichedelico statunitense che ultimamente sto scoprendo anche attraverso saggi musicali (questo Weekend Postmoderno è anche un saggio musicale), come aspetti dei già citati CCCP che non conoscevo (il background acquisito a Berlino e portato dalle nostre parti); i pub musicali alternativi di Bologna; Macerata e i Puncreas, magari oscurati da Sanremo che non lascia spazio al resto della musica italiana soprattutto nei tempi in cui Tondelli scriveva queste pagine. Ci racconta i viaggi degli anni 80, i suoi anni 80, quando si partiva per curiosità e non per dovere di cronaca, quando Ibiza era appena passata da esperimento per hippy a isola di Peter Pan pregna di discoteche, droghe e alcol. Ci racconta le notti estive riminesi con i suoi fisici palestrarti tra spiaggia e locali notturni che trasformano la riviera romagnola per un paio di mesi in una sorta di Las Vegas con costa annessa, e il dopo estate quando diventa una città fantasma. 

Mi ha colpito la facilità con cui parla di tutto: ha viaggiato, studiato, capito la vita, processato e raccontato, è stato un autore completo, uno dei più completi tra quelli che ho letto finora. C’è anche spazio per microstorie raccontate tra i suoi pensieri, storie di ordinaria follia come quella di un militare e il suo gattino bianco che creano scompiglio su un treno carico di passeggeri filosofeggianti. Storie di fattoni e reietti che richiamano le sue opere precedenti citate di tanto in tanto tra le numerose pagine di questo saggio che ha chiuso la carriera letteraria di Tondelli prima della sua morte prematura. Amo quella componente vintage dei suoi romanzi in cui incontro cabine telefoniche con gli elenchi degli abbonati, l’estetica dei treni pre-anni 90, i viaggi con le cartine in mano.

Ad essere sincero ci sono tante parti tediose con descrizioni che mi hanno destato lo stesso interesse che ho ascoltando Benigni leggendo la Divina Commedia, tipo la storia dell’acqua di Salsomaggiore o l’importanza dell’uso di arco e freccia in Emilia Romagna. Oppure un’analisi accurata di film e libri sull’esperienza militare di giovani italiani, di opere teatrali che ha amato, di numerosi romanzi americani e connazionali. Ma a parte questo la lettura è stata piacevole, tanto. In realtà amo tutto (o quasi) della produzione letteraria di Tondelli, breve ma intensa e di cui sicuramente parlerò ancora.

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14 commenti

  1. Tondelli è il mio primo scrittore preferito. Difficilmente potrei dire che qualcosa che ha scritto non mi piace. Salverei, anche negli scritti su argomenti che poco mi interessano, la “sua” lingua italiana. E la sua capacità di raccontare e di farti vedere il mondo.
    Tondelli è un osservatore attentissimo e la sua bravura sta proprio nella capacità di rendere narrativamente quello che vede, di creare una storia, anche quando una storia non necessariamente deve esserci.

    Quando dici “Amo quella componente vintage dei suoi romanzi in cui incontro cabine telefoniche con gli elenchi degli abbonati, l’estetica dei treni pre-anni 90, i viaggi con le cartine in mano.” , considera che chi è nato analogico, ed ha vissuto in prima persona la transizione da telefono a disco a smartphone, doveva guardarsi intorno per trovare una soluzione ad un problema, doveva interfacciarsi con persone in carne ed ossa quando chiedeva una informazione, si perdeva in una città che non conosceva e riusciva a ritrovare la strada a suon di punti di riferimento. Aveva una grande memoria nel ricordare i compleanni.

    Lo smartphone sta creando generazioni di teste chine, ma il mondo è ancora tanto fuori e va vissuto con tutti i cinque sensi, perché la somma di essi, regala emozioni incommensurabili. Osservare, ascoltare, annusare, toccare, assaggiare. Ti manda fuori di testa se lo fai bene!

    Questo per dirti che non trovo ad oggi un narratore/osservatore così completo, forte intellettualmente, colto senza essere saccente, e capace di immergersi nella molteplicità degli aspetti della vita quotidiana e di renderli universali, creando letteratura.

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    • Concordo su tutto! Proprio adesso sto leggendo Rimini, un altro bel romanzo e ancora una volta diverso dagli altri. Questo dimostra ulteriormente la sua bravura. Gli dedicheró presto un post su tutta la sua produzione letteraria. Ad oggi, non mi viene in mente nessun altro italiano ai suoi livelli. A livello internazionale ti direi Paul Auster per come racconta gli Stati Uniti, anche se ha uno stile completamente diverso. Grazie per il tuo contributo.

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      • Rimini è un mosaico di storie. Forse ti capiterà che una potrà piacerti più di altre. I personaggi sono raccontati benissimo, un po’ come quando fai la conoscenza di qualcuno che piano piano si svela. Ci si innamora facilmente di qualcuno di loro, come dire sai se incontrassi uno/una così… L’ho riletto qualche tempo fa. Su un personaggio in particolare continuo a fantasticare.

        Un mare bello è l’unica cosa che manca alla Romagna. Nonostante questo ci sono stata in vacanza un’ infinità di volte, ci ho lavorato, l’ho attraversata in varie età della mia vita. Non smette di affascinarmi e forse proprio grazie a Tondelli, se mi capita di tornarci, la osservo, sempre golosa, con quel modo che lui mi ha insegnato. Leggendo Rimini ho rivisto luoghi e vissuto dentro un’atmosfera che ho imparato a conoscere diversamente

        Non so a che punto sei del libro, non ti faccio spoiler, ma ad un certo punto incontrerai il parco divertimenti di Fiabilandia, la Fiabilandia degli anni 80. Mi portarono in gita quando ero in colonia a Pinarella di Cervia, avevo otto, forse nove anni. E’ stato magico ritrovarla lì.

        Di Paul Auster ho letto Follie di Brooklyn e mi è piaciuto, forse non è tra i più famosi e credo nemmeno quello che lo rappresenta meglio. Perché poi ho preso in mano la Trilogia di New York, ma l’ho abbandonato. Si vede che non era il momento giusto. Non so. Era faticoso. Straniante. La sensazione di non riuscire ad entrare in un libro mi innervosisce, non capisco il motivo, come se mi mancasse la chiave. Tanti lo decantano e io mi sento di dire che non lo capisco. Forse è troppo maschile ,ma mi rendo conto che questo aggettivo buttato così dice qualcosa ma non dice molto.

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        • Follie di Brooklyn per me è uno dei suoi migliori romanzi, e la trilogia di New York uno dei piú particolari. Io ti consiglio di dargli un’altra opportunitá se ti va. Il libro delle illusioni per esempio è per me un altro gran romanzo.
          Ho letto ancora poco di Rimini, circa 50 pagine, mi sta piacendo, ti faró sapere!

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