Primavera – Recensione

… Oggi le montagne sembrano una linea disegnata a mano libera da una mano gigante, con un’ombreggiatura in basso, sembrano una creatura che dorme, in attesa. Sembrano dorsi preistorici di bestie marine immaginarie addormentate …
Autore: Ali Smith
Pagine: 286
Anno: 2020
Casa Editrice: SUR
Disponibilità: Libro cartaceo e versione digitale
Dove acquistarlo: SUR

Terzo volume della quadrilogia delle stagioni di Ali Smith, Primavera risulta fino adesso quello più surreale. La storia che c’è ma che si deve trovare è un mosaico di riflessioni e aneddoti che avvengono in diversi istanti temporali, e ha vari protagonisti. Il primo in ordine di apparizione è un regista in crisi con una figlia immaginaria a cui fa domande per cercare di comprendere il mondo moderno, tipo il significato dell’hashtag. Ogni tanto immagina anche di parlare con la figlia reale. La seconda è una giovane donna che lavora come agente di sicurezza in un centro di detenzione per immigrati senza documenti, che ha una relazione anomala con la madre (tipico di Ali Smith). I due protagonisti vivono storie parallele raccontate in due parti e s’incrociano nella terza parte del libro che le collega. Il punto d’incontro tra le due parti è una ragazzina misteriosa che sembra iptonizzare gli altri personaggi per convincerli ad essere più umani.

Consiglio la lettura di tutta la quadrilogia e non è necessario seguire l’ordine cronologico delle uscite. Il mio volume preferito fino adesso è Inverno seguito da Autunno, mi manca ancora Estate di cui ne parlerò sicuramente. Primavera mi è piaciuto meno, forse per gli aneddoti meno interessanti (la narrativa di Ali Smith è quasi sempre composta da tanti aneddoti che raccontano micro storie nascoste tra frammenti di pensieri e dialoghi). Qui gli aneddoti sono un po’ tediosi. E poi Primavera è pieno di liste usate come se rendessero più figo il testo. Io le liste non le tollero, anche quando elencano concetti interessanti come le cose che si apprendono su un centro di detenzione per immigrati senza documenti. Che strano, ho deciso di approfondire il libro di Ali Smith che fino adesso mi ha convinto di meno. Strano come la penna alternativa ed elegiaca dell’autrice scozzese. 

Tra le righe si legge anche una critica feroce ai social che ti etichettato e ti aiutano a capirti consigliandoti cosa mangiare, cosa vedere, dove viaggiare, eliminando il senso critico che dovrebbe guidarti nelle scelte della tua vita. Ali Smith ci racconta come chi è nato con lo smartphone in mano non sia più in grado di prendere una decisione da solo. Questo mi è piaciuto. Mi è piaciuto anche come l’autrice ancora una volta tratta temi scomodi sussurandoli al lettore, in modo elegante, per esempio tramite un’osservazione ingenua di uno dei suoi personaggi. Qui parla dei senza tetto, dello sfruttamento minorile, del traffico sessuale di bambini. Ali Smith oggi è uno di quei personaggi additati come buonisti che parlano senza agire, ma io resto del parere che diffondere la parola è già qualcosa ed è sempre meglio che star zitti. Quindi io Ali Smith l’apprezzo come narratrice, pensatrice e modello da seguire anche quando scrivo. Stavolta l’ho apprezzata un po’ meno, ma questo capita anche con i grandi scrittori. E Ali Smith è una grande scrittrice. 

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