Pier Vittorio Tondelli

Lo chiamano il Bukowski italiano, ma per me è stato superiore all’autore statunitense e ve lo dice uno che di Bukowski ha letto tutto e amato quasi tutto. Il motivo è che nonostante ci abbia lasciati giovanissimo (è morto a 36 anni), Tondelli ha vissuto un’evoluzione artistica, ha sperimentato regalando storie di diversi generi mantenendo il suo stile unico, soprattutto per l’Italia degli anni 80, mentre Bukowski è stato un po’ vittima del suo realismo sporco.

Quello che più mi colpisce di Tondelli è la facilità con cui parlava di tutto: ha viaggiato, studiato, capito la vita, processato e raccontato, è stato un autore sovversivo e completo, uno dei più completi tra quelli che ho letto in tutta la mia vita. Il sovversivismo artistico di Tondelli ha iniziato a diffondersi con Altri libertini, raccolta di racconti di inizio anni 80 scritta con un linguaggio crudo, violento e a tratti osceno, che ha diviso la critica e il pubblico tra chi l’ha osannato e chi lo ha condannato e addirittura provato a censurare. È per me un libro unico, che racchiude sei racconti scritti in modo geniale che si richiamano tra di loro, con elementi musicali e riferimenti cinematografici, che narrano con rabbia storie di reietti eroi. Poi è arrivato Pao Pao che racconta il servizio militare. Piccoli drammi, droga, bullismo, l’arte di sopravvivere in una caserma militare vengono narrati con una scrittura minimalista e un’inventiva linguistica unica, in questo romanzo che riesce ad alternare malinconia e ironia a volte persino nello stesso aneddoto.

L’ultimo romanzo di Tondelli, Camere separate, è un’opera più matura in cui i ricordi s’intrecciano con il presente; un presente triste per la perdita di un pezzo importante della vita del protagonista e rimembrato con dolcezza. Parlo di un’opera più matura perché qui Tondelli usa un linguaggio più elegante, tenero e ricercato. Ma attenzione, l’evoluzione letteraria dell’autore emiliano, che ci ha lasciati proprio nel momento più elegiaco della sua carriera, non toglie meriti alle sue opere precedenti, che difatti io prediligo. Tondelli qui mi ha stupito per come cambia registro, per come ha saputo rinnovarsi, sperimentare come solo i grandi scrittori possono fare. I temi principali di Camere separate sono comunque gli stessi di Altri libertini e Pao pao: amicizie, viaggi e amori con sensazioni deformate o amplificate dalla droga.

Tondelli ha dimostrato la sua capacità di cambiare stile pur mantenendo i temi a lui cari anche in Un weekend postmoderno: Cronache dagli anni Ottanta. In questo saggio in cui spazia tra viaggi e letteratura, musica e cinema, esperienze di vita e descrizioni di città e culture, Tondelli è più polemico e, nella prima parte, ermetico, a tratti difficile da seguire nel suo flusso di pensieri. Difatti, soprattutto all’inizio dell’opera, il lettore deve fare un piccolo sforzo per costruire le storie celate dietro alcune riflessioni polemiche: gli eccessi del carnevale, gli abusi delle forze dell’ordine, il neofascismo, lo squartamento sadico di un maiale sono solo qualche esempio. 

I personaggi di Tondelli sono veri, trasudano rabbia, hanno paura, si emozionano, soffrono e si amano. Hanno tutti in comune la loro veridicità ma provengono da diverse condizioni sociali: sono reietti, drogati, uomini d’affari, professionisti, viaggiatori, studiosi che si incrociano e vivono storie. Storie appunto dai generi diversi ma raccontate con lo stesso stile. Succede anche nel suo romanzo Rimini; qui Tondelli ci regala personaggi con vite affascinanti che hanno in comune la città romagnola. Lo consiglio a tutti gli amanti della lettura che ancora non lo conoscono perché è un patrimonio della letteratura alternativa del 900 italiano che vale la pena scoprire.

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