Charles Bukowski è stato l’autore che mi ha fatto definitivamente appassionare alla letteratura. Prima di lui ci sono stati i classici del terrore, quelli per ragazzi, i classici letti a scuola e poco più. Non c’erano stati altri autori di cui avrei voluto leggere ossessivamente tutte le opere pubblicate. Tutto ebbe inizio con uno dei suoi romanzi più noti, Post Office. Dietro Hank Chinaski, alter ego di Bukowski e postino alcolizzato con il vizio delle scommesse alle corse di cavalli, si nasconde un personaggio che fatica a sopravvivere in un mondo che capisce poco e, soprattutto, che non lo vuole capire. A parte i problemi con l’alcol e i vari vizi, in Hank si può riconoscere qualsiasi individuo che vive senza comprendere a fondo la società che lo circonda fatta di tanta gente che non si fa i fatti suoi, che ti giudica se bevi, ti perseguita se fai sesso con chi ti pare, ti offende se fai domande scomode e che fondamentalmente beve di nascosto, idem per il sesso, e non fa domande per paura di sentire le risposte. Così che il modo più semplice per non cadere in depressione è giudicare l’Hank di turno. Hank appunto non lo comprende, ma ne è consapevole, così che si muove a modo suo, cercando di scontrarsi il meno possibile con quegli impiccioni sull’orlo della depressione.
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I vizi, le donne, l’alcol, la difficoltà a sopravvivere e l’asocialità sono temi che si ripetono spesso nei libri di Bukowski, come in Factotum o nelle tante raccolte di racconti come Storie di ordinaria follia e Compagno di sbronze tradotti dall’originale Erections, Ejaculations, Exhibitions and General Tales of Ordinary Madness che raccoglie entrambe le versioni italiane, o Taccuino di un vecchio sporcaccione (titolo originale Notes of a Dirty Old Man).
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Ma Bukowski non è solo Hank e i suoi vizi, le tante bottiglie di alcol, i cavalli e la morbosa attrazione per le donne. Proprio quando stavo iniziando erroneamente a pensarlo, scoprii altri romanzi dove Bukowski tratta altre tematiche, sempre con la stessa intensità e ironia, senza annoiarmi mai. Pulp, Panino al prosciutto (orribilie traduzione di Ham on Rye – scriverò presto un post sulle peggiori, a mio avviso, traduzioni italiane dei titoli originali) o il meno noto Hollywood, Hollywood! sono qualche esempio. Pulp è la parodia di un noir che racconta le strane vicende dell’investigatore privato Nick Belane alle prese con eventi surreali in compagnia di un’aliena e della morte. Panino al prosciutto è un romanzo semi-autobiografico che racconta la possibile infanzia del suo Hank, di come evolve nel personaggio protagonista di Post Office. Rapporto difficile con i genitori, i professori e gli amici, adolescenza solitaria, vita ancora lontana ma affascinata da alcol e vizi, raccontati con la solita ironia e malinconia in un libro che fa sorridere e che a tratti emoziona. Hollywood, Hollywood! narra la nascita della sceneggiatura del film Barfly che Bukowski scrisse realmente e dove recita Mickey Rourke nel ruolo di Hank Chinaski. Consiglio sia il libro che il film a chi non li conosce e vuole entrare nel malinconico mondo di Charles Bukowski.
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Bukowski è un autore che consiglio a chi legge poco o niente ed è curioso di sapere perchè c’è gente che si appassiona così tanto alla letteratura. Ha un linguaggio semplice, a tratti minimalista (il suo stile viene definito realismo sporco appunto per il suo minimalismo), che fa ridere e divertire, fa sentire pena per i suoi personaggi che dietro vite da reietti nascondono pensieri profondi che vanno ricercati, perchè se ne stanno nascosti, oscurati da vizi e apatia. Dietro quella superficialità ricercata di proposito da Bukowski nel suo realismo sporco c’è difatti poesia, amore, empatia nei confronti di chi soffre e ilarità.
Recensione a mio parere ottima
non ho letto Bukowski ma devo dire che attraverso
le tue parole mi è venuta voglia di farlo
Grazie, buona giornata
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Grazie! Buona giornata a te!
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Post chiaro e scorrevole: mi hai schiarito le idee su Bukowski… prima diffidavo un po’, ora non più. Proverò a leggerlo ;-).
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Grazie per essere passata da qui e per l’interesse! Spero non ti deluda, credo che Bukowski tenda ad essere sottovalutato dai lettori forti.
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[…] ed esilaranti, Portnoy e Sabbath. Li ho vissuti come punto d’incontro tra Philip Roth e Charles Bukowski, realtà di individui che si sentono impacciati in vite che accettano a […]
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[…] perché è il romanzo che ha fatto innamorare della letteratura uno dei miei autori preferiti, Charles Bukowski. Ho avuto un po’ le stesse sensazioni di quando provai a leggere On the road. In questo caso […]
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[…] Charles Bukowski […]
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[…] Chinaski che se ne va a lavorare scomodamente nelle realtà create dal genio di Bukowski, come se avesse sempre il freno a mano abbassato solo a metà, mentre tutti gli altri al suo fianco […]
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