7 grandi esordi letterari

Oggi pubblico un post che ho pensato di scrivere per anni, ma che ho sempre rimandato per mancanza di tempo, dato che preferisco concentrarmi su un solo libro quando parlo di letture. Ecco, quindi, i 7 migliori esordi letterari secondo la Nonna.

Italo Calvino è il mio autore classico italiano preferito, forse il più apprezzato a livello internazionale. Ho letto quasi tutte le sue opere, ma la mia preferita resta Il sentiero dei nidi di ragno, la resistenza partigiana raccontata attraverso gli occhi di un bambino, un’opera malinconica e notevole che consiglio a tutti i ragazzi che vogliono scoprire il meraviglioso mondo letterario di Calvino.

Chuck Palahniuk ha iniziato la sua carriera letteraria col botto: Fight Club, reso celebre anche dall’omonimo e grande film diretto da David Fincher, opera dal successo straordinario in termini sia di vendite che di critica e che rese Chuck celebre a livello internazionale. Fight Club contiene tutto il mondo letterario di Chuck: personaggi potenti che dominano sulle storie arricchite da violenza surreale, minimalismo e paranoie.

Chi mi segue conosce la mia passione per Ali Smith, autrice che costruisce narrazioni a volte oniriche e dialoghi altrettanto surreali, affrontando eventi e temi di attualità, che sperimenta in prima persona e in tempo reale: cambiamento climatico, Brexit, guerre, populismo, wokismo. Di lei consiglio sempre la quadrilogia delle stagioni e, appunto, il suo esordio Like, bello come la libertà e la tenerezza delle sue protagoniste.

Giovanni Arpino non è tra i miei autori preferiti, ma trovo bellissimo il suo esordio Sei stato felice, Giovanni. Mi ha ricordato un po’ Camus per le riflessioni e le emozioni vissute dal protagonista Giovanni mentre affronta loschi individui in una rissa, un po’ Bukowski per il suo realismo sporco. Arpino mi ha affascinato con il suo esordio, ma poi non ho trovato nient’altro veramente bello di suo. Peccato.

Enrico Brizzi è un altro autore che ha esordito col botto: Jack Frusciante è uscito dal gruppo, finalista del premio Campiello del 1995 è un romanzo a me molto caro perché è, secondo me, il romanzo di formazione per eccellenza italiano della mia generazione. A me piace definirlo il nostro Holden, anche se di un’altra epoca e cultura rispetto al classico di Salinger. Poi Brizzi ha scritto un altro piccolo capolavoro (per me): Bastogne. Ma poi purtroppo si è perso, forse per esigenze di mercato, visto che ha iniziato a scrivere come Fabio Volo. Un altro peccato.

Shalom Auslander esordisce con Il lamento del prepuzio, un romanzo autobiografico che racconta la vita di Shalom, ragazzino che vive nello stato di New York con la sua famiglia ebrea che non comprende, e aborre il proibizionismo bigotto della sua religione. Ha voglia di mangiare gli hot dog come i suoi amici (cibo no-kosher che indigna la sua famiglia, compresi gli zii rabbini), sfoglia riviste porno, si masturba, fuma marjiuana, si dedica sporadicamente al taccheggio. Il tipico romanzo di formazione che amo. Shalom purtroppo scrive poco e c’è poco altro di suo che potrei consigliare.

Charles Bukowski esordisce con le idee chiare: nel suo Post Office ci presenta subito Hank Chinaski, alter ego di Bukowski che ritroveremo spesso nelle sue opere, postino alcolizzato con il vizio delle scommesse alle corse di cavalli. Un personaggio che fatica a sopravvivere in un mondo che capisce poco e, soprattutto, che non lo vuole capire, come la maggior parte degli altri personaggi creati dal grande Charles.

E voi vorreste segnalare qualche esordio letterario che vi ha particolarmente colpito?

11 commenti

  1. Esistono autori che iniziano col botto e poi si perdono altri tengono botta. Non sapevo Post Office fosse il primo di Bukowsky. Mi piacque. Comunque, cosa strana, di tutto quello che ho letto di CB, reputo il suo ultimo, il mio preferito. Molti pero’ scrivono che non fu scritto da lui. Aggiungo un personalissimo inizio, non saprei se col botto (di successo), ma sicuramente per lo stile: Ho ammazzato Kennedy di Manuel Vasquez Montalban.

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