Quaranta ruggenti – Recensione

… dovrei mettere in ordine tante cose ma non so dove metterle. A volte salvo delle cose, anche se poi mica lo so se mi servono. Io ci provo a mettere dei cieli al posto giusto, ma poi sono le stelle a cadere dalla parte sbagliata …
basta smetto Autore: Debora Maria Mondella
Pagine: 104
Anno: 2012
Casa Editrice: Edizioni Archeoares
ISBN: 9788896889541
Disponibilità: Libro Cartaceo e Versione E-book
Dove acquistarlo: Edizioni Archeoares

Titolo originale, copertina suggestiva e inizio particolare sono il biglietto da visita di questo libro. L’atmosfera di quaranta ruggenti si respira sin dalla prima pagina; la lettura di quest’opera mi ha accompagnato lungo un viaggio nella mente di un’autrice che evidentemente aveva tanto dire e l’ha fatto con 104 pagine di sarcasmo, malinconia e continue metafore che non mi hanno mai annoiato.

In libro è una piacevole raccolta di riflessioni che segnano il percorso di vita della voce narrante che si racconta in prima persona. Riflessioni sulla vita, sulle scelte importanti e quelle più futili, sulla gente che si incontra e che si perde, sull’amore, sul destino, sulla morte, su chi se ne va e su chi resta. Riflessioni su un treno che si fermerebbe a pensare e non ripartirebbe più, su un palloncino che vola via come la felicità, sui ricordi che non esistono per le cose finite ma per quelle interrotte. E ancora riflessioni sulla ricerca di quello che ti manca, sulle formiche che cedono al fascino della politica, sugli spaghetti all’ananas mangiati a Pnhom Penh e sui viaggi. Ma soprattutto riflessioni sugli obiettivi che la società ci obbliga a perseguire ma che non sempre garantiscono la felicità ma l’illusione di averla raggiunta.

La lettura di questo libro è stata piacevole e mi ha lasciato continuamente concentrato e curioso su questa brillante raccolta di pensieri. Condiviso le riflessioni dell’autrice, mi è piaciuto come racconta i piccoli ma indispensabili piaceri della vita come il vino e le esigenze più importanti di un semplice bicchiere di vino come gli errori che si ripetono nella propria vita perché ancora non si è capito cosa correggere a causa della poca esperienza che deve maturare negli anni. Mi piace il modo in cui la voce narrante si confronta con la gente, con le sue continue contraddizioni tra la propria faccia e quello che vuole dire che magari non ha niente a che vedere con l’espressione del suo viso. Mi ha particolarmente colpito la metafora del fiore che nasce dal cemento e che vuole eroicamente emergere in un luogo che non gli appartiene; questo libro lo consiglio proprio a chi si sente come quel fiore. L’autrice dice che tanto ogni fine, quando una cosa ti piace, ti delude sempre; condivido il suo pensiero anche se in questo caso, parlando del suo libro, non mi ha deluso nemmeno la fine, originale persino nei ringraziamenti, buona lettura!

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