Oggi presento un post diverso da quelli che scrivo di solito ma che avevo in mente già da tempo. Normalmente amo consigliare letture che mi hanno entusiasmato, ma siccome persino tra quelle mi sono ritrovato traduzioni di titoli che mi hanno innervosito per la loro bruttezza, ecco che oggi voglio provocare con questo post che ne elenca qualcuna.
In realtà ho trovato particolarmente brutte e inspiegabili anche tante traduzioni di titoli di film tipo Giovani, carini e disoccupati (traduzione di Reality Bites), Se mi lasci ti cancello (traduzione del poetico Eternal Sunshine of the Spotless Mind), o Prima ti sposo e poi ti rovino (traduzione di Intolerable Cruelty) che ho visto solo perchè è un film dei Coen. Ma qui parlo di letteratura e mi soffermerò su titoli di libri.
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Inizio con un libro di uno dei miei autori preferiti, Panino al prosciutto di Bukowski. Il titolo originale è Ham on rye e quindi in questo caso la traduzione è stata letterale. Il problema è che Bukowski stesso ammise di aver scelto questo titolo per omaggiare Il giovane Holden (titolo originale The Catcher in the Rye e di cui parlerò più avanti nel post) e quindi nella traduzione si è perso un po’ l’obiettivo dello scrittore. E poi, sinceramente, Panino al prosciutto, pur essendo la traduzione forse più logica, manca di musicalità; fa storcere un po’ il naso osservare il libro sulla mensola di una libreria e magari accanto a Post Office. Soprattutto considerando la bellezza della lingua italiana e la quantità di parole che ci regala il nostro vocabolario, qualcuna per il titolo con una musicalità più accattivante rispetto a quella di prosciutto con un po’ di buona volontà si sarebbe sicuramente trovata.
Anche la traduzione del prossimo titolo che voglio segnalare è stata quasi letterare. Si tratta di Cecità (titolo originale Ensaio sobre a Cegueira che letteralmente significa Saggio sulla cecità), di Saramago. In questo caso più che la traduzione in sé, mi ha colpito negativamente il motivo, visto che è stata eliminata dal titolo la parola “saggio” per evitare di allontanare potenziali lettori. Saramago ha sempre offerto spunti di riflessione nelle sue storie, il premio Nobel portoghese ha regalato romanzi mai noiosi con messaggi scritti con un obiettivo divulgativo e che quindi a volte richiamavano lo stile di un saggio. Il messaggio in questa decisione d’impoverire il titolo del libro mi è sembrato del tipo già in Italia si legge poco, figuriamoci se nel titolo di un libro compaiono paroloni tipo saggio. Mi è sembrata quindi una traduzione inappropriata.
Passo adesso a qualche titolo completamente stravolto. L’amore bugiardo (titolo originale Gone Girl) di Gillian Flynn è un libro del 2012 di un successo internazionale strepitoso che ha venduto milioni di copie e di cui è stato tratto anche un film diretto da David Fincher. Io lessi il libro perchè m’incuriosì questo successo e me ne sono pentito per il tempo perso. Parlerò presto di questo libro che mi ha colpito negativamente in un altro post dedicato ai best seller (in cui sicuramente mi farò odiare da qualcuno dei tanti lettori che l’adorano) spiegandone i motivi. Qui mi limito a dire che in Italia con questo titolo sono stati in grado di svelare i contenuti più importanti e più sorprendenti del libro. Chapeau!
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Segnalo un libro di un altro dei miei autori preferiti, La Sacra Famiglia (titolo originale All Families Are Psychotic), di Douglas Coupland che sembra più un omaggio a Gaudí che la traduzione del titolo di un libro postmoderno. Questo romanzo ruota intorno ai problemi di una famiglia disfunzionale raccontati in modo demenziale come solo Coupland puó fare. Io l’ho letto in lingua originale e quando mi sono accorto della traduzione del titolo sinceramente non ho voluto perdere tempo a provare a capirne il motivo. Magari un giorno investigherò.
Passo ora alla traduzione del titolo di un classico citato precedentemente in questo stesso post, Il giovane Holden (titolo originale The Catcher in the Rye) di Salinger. Il titolo originale nasce da un aneddoto del libro in cui il protagonista racconta alla sorella che da grande sarebbe voluto diventare colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale, storpiando volutamente il testo di una canzone popolare scozzese. Il titolo del libro nasce esattamente da un gioco di parole tra la strofa della canzone citata da Holden e il mestiere che confessa di vuol fare alla sorella, una sorta di cacciatore di bambini da salvare in un campo di segale. Tuttavia questo titolo rivela anche parte della personalità buona (oggi ahimè qualcuno direbbe buonista) di Holden che vorrebbe impegnarsi a salvare i più deboli. Ho letto in vari blog che una traduzione letterale non avrebbe avuto senso, ma io non sono d’accordo perché, pur non avendo senso il gioco di parole con il testo della canzone scozzese, si sarebbe potuta mantenere quella componente relativa alla personalità di Holden. Cosa che avviene per esempio nella versione spagnola, El guardián entre el centeno, che non rivela nulla del gioco di parole ma che mantiene la poesia del libro e del suo personaggio.
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Chiudo con un libro di un altro autore che mi piace molto, Prove per un incendio (titolo originale Hope: A Tragedy) di Shalom Auslander. Il titolo originale racchiude due aspetti chiave del libro, una speranza a tratti travestista da tragedia, e una tragedia che nasconde un piccolo aspetto positivo e che dà speranza al protagonista della storia. La trama si sviluppa intorno a un incendio (che non basta a giustificare il titolo italiano) e a un improvviso ritrovamento in soffitta da parte del protagonista di una simpatica vecchietta che si spaccia per Anna Frank. Ho cercato su internet la giustificazione di questa traduzione che non ho trovato e che quindi, oltre a essere brutta, sembra anche inspiegabile.
Si trovano tantissime scelte assurde, che credo siano in genere dettate dalla presunta possibilità di catturare il lettore italiano e, solo raramente, dall’impossibilità a tradurre letteralmente.
Il caso più eclatante che mi viene in mente sui due piedi è “Perfect Skin” (di Nick Earls), tradotto in Italia con “Le avventure semiserie di un ragazzo padre”. Non è un libro famoso, ma mi è rimasta impressa la traduzione!
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Sì, sono d’accordo.
Comunque non conoscevo “Perfect Skin”, sembra interessante, grazie per la segnalazione 😉
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Di Cecità sapevo, di altri no. Penso anch’io che sia tutta una questione di marketing, volta ad attirare una quota di lettori più ampia possibile. Gli editori, a parte alcune eccezioni, non sono degli intellettuali raffinati ed esigenti, amanti e cultori delle belle lettere, ma degli abili strateghi, interessati più a vendere che non a contraddire il senso letterale del titolo. Mi viene in mente un altro romanzo famoso, Il buio oltre la siepe, che rispetto all’originale (To Kill a Mockingbird) perde qualsiasi collegamento. Ma di esempi ce ne sarebbero, appunto, tanti altri… p.s. a proposito, bel post! Utile per farsi un’idea, ben scritto e conciso.
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‘Il buio oltre la siepe’ è il titolo più segnalato! Mi vergogno un po’ a dirlo, non l’ho ancora letto… ma lo farò presto. Sono d’accordo con quello che dici.
Grazie per essere passata da qui!
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Mai vergognarsi di non aver letto un libro. Pensa, invece, al piacere che ti aspetta ;-). Io, ad esempio, vorrei non avere ancora letto Delitto e castigo (Dostoevskij) o Il maestro e Margherita (Bulgakov,), mentre l’appuntamento con Anna Karenina continuo a procrastinarlo nel tempo, già certa del fatto che mi coinvolgerà parecchio.
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Seguendo i miei gusti ti consiglio di iniziare con ‘Delitto e castigo’ 😉
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