La solitudine dei numeri primi – Recensione

… Si erano costruiti un’amicizia difettosa e asimmetrica, fatta di lunghe assenze e di molto silenzio, uno spazio vuoto e pulito in cui entrambi potevano tornare a respirare, quando le pareti della scuola si facevano troppo vicine per ignorare il senso di soffocamento …

 

Autore: Paolo Giordano
Pagine: 304
Anno: Edizione del 2008
Casa Editrice: Mondadori
Disponibilità: Libro Cartaceo e Versione Digitale
Dove acquistarlo: Amazon

La soltudine dei numeri primi ha vinto i premi Strega e Campiello opera prima, riconoscimenti letterari che non hanno bisogno di presentazioni. Del libro non sapevo nient’altro, non ne conoscevo la storia, per qualche misterioso motivo non avevo trovato molte recensioni al romanzo tra i profili letterari che seguo. Il nulla, a parte quei due riconoscimenti. Non attendo con ossessione i vincitori del premio Strega, li leggo quando mi capita. Seguo di più il Campiello, più alternativo e adatto ai miei gusti letterari (ne parlerò presto). Questo libro li ha vinti entrambi e un motivo ci sarà, ho pensato. Così che ho messo da parte la mia fobia per i Best Seller che vendono milioni di copie in tutto il mondo, per scoprire un romanzo di formazione che è entrato con prepotenza tra i libri di questo genere che più ho amato. Ora se ne sta tra i miei ricordi in compagnia, per esempio, di Jack Frusciante è uscito dal gruppo e Il giovane Holden. E per me questo non è poco.

Ho trovato impeccabile la caratterizzazione dei personaggi. Giordano li presenta al lettore a poco a poco, descrivendone i modi di essere, i pensieri che guidano l’evoluzione delle loro esistenze. La mia mente si è connessa alle parole dell’autore, sono riuscito a visualizzare i suoi personaggi, li ho trovati affascinanti, con delle vite strane e intriganti. Due adolescenti sull’orlo della depressione, solitari e bizzarri, i bulli che li perseguitano, un ragazzino che soffre per la sua omosessualità che non riesce a rivelare, padri assenti, altri troppo presenti, famiglie disfunzionali. Forse prototipi dei caratteri presenti in romanzi di formazione che se usati male possono risultare banali. Tuttavia necessari se si vuole parlare di vita, desideri che non si realizzano, sogni che per gli adolescenti si possono trasformare in incubi.

Il tema principale del libro è il punto d’incontro di due storie che scorrono in parallelo, quelle di Mattia e Alice. Lui ha una predisposizione alla matematica, è bravo a scuola e asociale. Lei odia la scuola, ha un disturbo dell’alimentazione e non sopporta suo padre. Le loro vite sono dure, non fluiscono con armonia come dovrebbe essere per degli adolescenti. Le loro uniche preoccupazioni dovrebbero essere i compiti, i litigi innocenti con gli amici, le prime attrazioni fisiche e intellettuali. Il loro unico problema invece è riuscire a sopravvivvere in una realtà che si sforzano a comprendere. Ma sanno che quello è il loro mondo in cui devono vivere, anche se controvoglia.

Mattia lo faceva apposta a essere così silenzioso in ogni suo movimento. Sapeva che il disordine del mondo non può che aumentare, che il rumore di fondo crescerà fino a coprire ogni segnale coerente, ma era convinto che misurando attentamente ogni suo gesto avrebbe avuto meno colpa di questo lento disfacimento.

Il libro racconta anche le storie di Michela, sorella gemella di Mattia e affetta da un ritardo mentale con un ruolo secondario, ma che lascia una traccia indelebile nella mente del lettore, perlomeno nella mia. Di Denis, amico di Mattia di cui si innamora e che soffre in silenzio di gelosia. Di Viola, bullo che perseguita Alice, di una cattiveria inutile e molesta che scema a poco a poco fino a scomparire quando la ragazza raggiunge la maturità. Di Soledad, la badante ecuadoriana che nasconde un segreto che se rivelato potrebbe rovinarle la vita. Sono esistenze che evolvono in parallelo e s’intrecciano con quelle dei protagonisti. Vite che ricordano i numeri primi, se ne stanno infatti vicine senza potersi mai incontrare. Prossime ma isolate tra di loro, si avvicinano, si sfiorano ma non si toccano, si conoscono ma non godono delle loro presenze, si cercano, si trovano fisicamente ma non connettono a fondo.

Ho trovato interessante anche l’incontro tra la matematica e la letteratura in un libro, mancava tra le mie letture. I romanzi incrociano spesso la prosa con la storia e la geografia, a volte persino con la scienza, come nei libri di Bill Bryson (ci ho provato anch’io con Fratello Skunk) e addirittura con l’informatica come in varie opere del grande Douglas Coupland. Con la matematica, disciplina che tra l’altro amo, per me è stata la prima volta, e che prima volta.

I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.

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12 commenti

  1. La tua recensione è impeccabile. Se devo essere sincera, a me il libro ha deluso. Forse, visti i premi vinti e la risonanza mediatica, avevo delle aspettative troppo alte. Comunque, dei suoi romanzi è il migliore, per me. Gli altri proprio no. Il corpo umano non sono riuscita a finirlo.

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    • Grazie! É vero che visti i premi vinti, un po’ tutti gli appassionati di letteratura avranno avuto delle aspettative molto alte. Nel mio caso si tratta del mio genere preferito, amo i romanzi di formazione soprattutto con protagonisti complessi e inoltre, come ho scritto nella recensione, il confronto tra i personaggi e i numeri primi mi è piaciuto tantissimo.

      Piace a 1 persona

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