7 libri di autori statunitensi VI

Oggi segnalo altri sette libri di autori statunitensi di cui ho parlato sul mio profilo Instagram, @mia_nonna_fuma.

In questo post tornano romanzi di due tra i miei autori preferiti (Chuck Palahniuk e Paul Auster), un grande classico, uno degli autori più prolifici di tutto il nord America che scrive opere di diversi generi letterari, e due grandi scrittrici (anche se una stavolta mi ha un po’ deluso).

Un sesso dipendente che vive con la madre psicopatica se ne va in giro per ristoranti, finge di soffocare, e si fa salvare da qualcuno con la speranza di provocare pena e racimolare un aiuto economico. Ha un amico, collega di uno strano lavoro, altro sesso dipendente e con la mania di riempirsi il giardino di pietre.
‘Soffocare’ ha tutto il meglio del repertorio di Chuck: vite di reietti eccentrici, violenza surreale, pezzi di frasi, suoni, dialoghi e gesti che si ripetono ciclicamente durante la narrazione. Per me una delle opere migliori di uno degli autori statunitensi più stravaganti di sempre.
Inizio questo post con due premesse: amo la prosa di Capote e odio i thriller. ‘A sangue freddo’ è il punto d’incontro di questi due pensieri. Personaggi enigmatici, testo fluido, stile lucido e ricercato, fanno difatti da sfondo a un romanzo suggestivo che racconta un episodio di cronaca realmente accaduto con componenti tipiche del thriller.
Tuttavia presentazione delle vittime, assassinii, investigazione, interrogazioni, processo e verdetto sinceramente mi annoiano fino all’esasperazione anche quando sono scritti da un grande della letteratura. Capote è uno di quegli autori capaci di ammaliare i lettori con la sua prosa, un artista imprescindibile, ma io consiglierei altro di suo a chi non ama i thriller, ‘Colazione da Tiffany’ per esempio.
Tempo fa dedicai un post a Paul Auster definendolo come lo scrittore perfetto secondo il mio modo di vivere la letteratura. Non voglio ripetere pensieri già condivisi, oggi voglio solo ribadire che ho amato tutti i suoi romanzi (tranne Timbuktu perché non sono entrato in empatia con il cane protagonista della storia). Tutti i suoi romanzi hanno qualcosa di magico pur regalando storie realistiche. Non potevo essere più scontato, ma è quello che penso ogni volta che leggo un suo libro.
Vale lo stesso per Sunset Park, storia di un precario quasi trentenne che se ne va in giro scattando foto artistiche di case abbandonate per dare dignità agli ex inquilini, e che si ritrova a vivere in una comunità di squatter che occupa abusivamente una casetta a New York.
Tra i grandi autori statunitensi contemporanei io ci metto anche Lansdale, autore prolifico che scrive libri di diversi generi. Tra questi generi ce ne sono due che io di solito aborro e che lui è riuscito a farmi apprezzare: il thriller e il poliziesco pieno di scazzottate.
‘Una stagione selvaggia’ include entrambi, è il primo volume della serie con protagonisti Hap and Leonard, i Bud Spencer e Terence Hill della letteratura americana. Testo fluido, storia divertente e mai scontata, personaggi strambi e lo consiglio in lingua originale (come tutti gli altri libri di Lansdale).
‘Diary’ non è una delle migliori opere di Chuck, racconta una storia di arte e di misteri (la protagonista si chiama Misty) senza quelle componenti pulp e grotteste che caratterizzano l’autore statunitense.
È un libro leggero al confronto con le sue altre opere, forse il più semplice di Chuck per la struttura lineare e il linguaggio convenzionale, per me da leggere dopo aver scoperto (almeno) ‘Fight club’ e ‘Invisible monsters’.
Ho letto un libro con questa copertina e questo titolo solo perché apprezzo la sua autrice, premio Pulitzer per la narrativa nel 1993. Dicono che Annie Proulx racconti la provincia statunitense in modo unico, ma io ultimamente ho realizzato che della provincia statunitense non me ne frega più nulla, m’interessa altro. Inoltre in questa raccolta di racconti la caccia ha un ruolo principale, altro argomento che mi assopisce.
Reputo Annie Proulx una grande autrice, ma per il momento la consiglio solo per il suo grande romanzo che le ha permesso di vincere il Pulitzer, Avviso ai naviganti (The shipping news).
J. C. Oates racconta quello che non avremmo mai voluto sapere di un mito, di una delle icone più celebri e affascinanti di Hollywood. È la storia di una donna sola, sfruttata e derisa, una macchina creata per produrre denaro e soddisfare i sogni sessuali di uomini di potere, un dramma celato da poster e locandine che ritraggono una donna sensuale e apparentemente felice.
Nessuno come la Oates è in grado di creare opere che distruggono il sogno americano. Unica pecca, il libro ha oltre 1000 pagine e a volte annoia, ma vale la pena leggerlo.
Pubblicità

15 commenti

  1. Amo Lansdale e il noir come lo racconta lui. Ogni due o tre mesi un suo libro lo leggo sempre, Hap & Leonard poi sono personaggi fantastici. Ho amato anche Palahniuk, un po’ di anni fa ho letto diversi suoi libri uno dopo l’altro. Mi era piaciuto molto Survivor, oltre a Fight Club. Paul Auster invece non mi prende.

    Piace a 3 people

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...