Oggi segnalo altri sette libri di autori italiani di cui ho parlato sul mio profilo Instagram, @mia_nonna_fuma.
Questa volta troviamo due “Cannibali” italiani, uno che mi ha deluso tanto (Brizzi) e una di cui ho amato tutto quello che ho letto finora (Teodorani); tre classici, finalmente un grande del nostro 900 di cui non avevo mai parlato (Pavese), una presenza costante tra i miei post (Calvino), l’opera che avevo in sospeso da anni di un autore che non mi ha entusiasmato (Giuseppe Tomasi di Lampedusa); uno degli autori italiani più alternativi del secolo scorso di cui sto leggendo tutto (Tondelli); una delle autrici italiane più alternative di questo secolo di cui sto leggendo tutto (Vinci).
‘Il cavaliere senza testa’ racconta un viaggio di Enrico Brizzi intrapreso con le figlie alla ricerca delle proprie origini. Per me purtroppo è stato come leggere le descrizioni tediose degli scudi di antiche casate, di cui non me ne frega nulla, in un museo di reliquie di un paese sperduto d’Italia. A tratti uno strazio. E poi mi domando a chi potrebbe interessare la storia della famiglia di uno scrittore a partire da dodici generazioni (o giù di lí). Brizzi mi ha proprio deluso, mi manca il suo talento che ho ammirato tra le pagine di ‘Bastogne’. |
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‘La luna e I falò’ è l’ultimo romanzo di Cesare Pavese che volevo leggere da tempo. L’opera è un mosaico di ricordi e incontri di vecchie amicizie che racchiude diverse tematiche: l’emigrazione, i viaggi, la seconda guerra mondiale, i partigiani, l’amore e l’amicizia. È un mosaico dolce e riflessivo che racconta le inquietudini di chi lascia le proprie origini e l’emozione di chi le rivive nell’Italia del 900, d’altronde sensazioni vissute anche da chi emigra oggi. |
Il servizio militare in questo romanzo sembra raccontato da Bukowski in collaborazione con Ellis. Tuttavia il libro è stato pubblicato in un anno in cui Bukowski aveva scritto meno della metà delle sue opere ed Ellis doveva ancora iniziare. ‘Pao Pao’ è difatti un romanzo di Tondelli, un patrimonio della letteratura alternativa del 900 italiano, letteratura che, a mio avviso, non ha nulla da invidiare a quella statunitense ben più celebrata. Piccoli drammi, droga, bullismo, l’arte di sopravvivere in una caserma militare vengono narrati con una scrittura minimalista e un’inventiva linguistica unica, in un romanzo che riesce ad alternare malinconia e ironia a volte persino nello stesso aneddoto. |
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I personaggi di Calvino sono metafore di problemi attuali, trasmettono messaggi all’uomo moderno persino quando vivono storie ambientate in tempi remoti: il rispetto della natura, il coraggio di osare e in questo libro l’uomo che è costretto a vivere come un automa per sopravvivere. Il cavaliere che esiste solo per un ruolo assegnatogli dal suo mondo è accompagnato da altri personaggi attuali: Gurdulù, per esempio, è un esilarante contadino che vive una perenne crisi d’identità. È un’opera riflessiva, ironica e malinconica, come tutta la “trilogia araldica”. Consigliato a chi ancora non lo conosce. |
L’autobiografia di Alda Teodorani inizia a piacermi sin dal titolo. Poi arriva il testo, crudo come quello dei cannibali italiani di cui è stata una degli esponenti, sarcastico e malinconico, che scorre e ti prende come una di quelle serie che inizi a guardare e finisci lo stesso giorno. A me di solito le autobiografie non interessano, nemmeno quelle di personaggi che producono opere che amo; di solito, appunto, ma Alda scrive maledettamente bene e sa intrattenere il lettore con i suoi aneddoti personali e profondi. I suoi ricordi sono fatti di rabbia e passione per la letteratura vissuta come arte, si leggono accompagnati da panorami italiani e una certa malinconia che ti pervade. È stato un piacere. |
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‘Simona Vinci è una scrittrice abile, brava a provocare e sa intrattenere con storie che sorprendono e che spesso lasciano con l’amaro in bocca. Distrugge certezze, non ha pietà per nessuno, a volte fa incazzare, tanto, e questo è un bene perché la letteratura per essere di qualità non deve lasciare indifferenti, nel bene e nel male. Tutto questo l’ho pensato leggendo tutti i suoi romanzi finora, compreso ‘Come prima delle madri’, bellissimo, consigliato. |
Ogni tanto mi piace recuperare classici che non ho ancora letto, è toccato di recente a Il Gattopardo e ne ho un altro in lettura. Tra i tanti motivi che mi spingono a leggere i classici c’è il ripasso di un certo periodo storico. In questo caso parte del Risorgimento, la spedizione dei Mille di Garibaldi e la transizione unitaria del Regno d’Italia. Il protagonista del romanzo è il principe Fabrizio, signore colto, riflessivo e affascinante, che si muove osservando la sua terra durante la decadenza del ceto nobiliare. Il problema è che il romanzo mi ha lasciato indifferente e non mi ha trasmesso nulla, mi ha provocato per la prima volta una sorta di blocco del recensore. Mi è parsa più interessante la genesi del romanzo e la storia della pubblicazione della vicenda raccontata e lo stile dell’autore, peccato. |
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Il Gattopardo è uno di quei titoli eterni, incredibili, che ti restano dentro. Il Cavaliere Inesistente è forse quello che ho gradito meno della trilogia de I nostri antenati, anche se gradito meno non pare corretto perché comunque è pur sempre godibile. Pavese poi è Pavese, i ricordi ed i punti di riferimento… stupendo!
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Io credo di aver letto Il Gattopardo nel momento sbagliato. Concordo su Calvino, Il barone rampante per me non ha eguali.
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Sì, ogni libro ha un suo momento, soprattutto i classici. Ma poi non è che può piacerci tutto…
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Brizzi, dopo l’esordio molto felice con Jack Frusciante è uscito dal gruppo, credo abbia deluso un po’ tutti… Non stravedo per Pavese, ma La luna e i falò è un bellissimo romanzo. Ho sempre amato Calvino e quanto al Gattopardo… l’ho letto tanti anni fa meravigliandomi perché me l’aspettavo molto più palloso, un ottimo romanzo che però non è rimasto impresso nella mia mente al pari di altri. Di Simona Vinci ho letto due libri che mi sono piaciuti molto, Parla mia paura e La prima verità.
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In fondo anch’io ho letto volentieri Il Gattopardo solo che non mi ha preso. Mi segno questi due titoli di Simona Vinci che non conoscevo, grazie.
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