… Si addensano nuvole come blocchi di cemento, il vento solleva cartacce, buste di plastica. Il sole si raffredda. Il cielo incrinato dai fulmini viene giù a pezzi d’acqua densa. Nel buio trasparente delle sere primaverili. L’estate evapora …
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Autore: Teresa Ciabatti Pagine: 240 Anno: 2021 Casa Editrice: Mondadori Disponibilità: Libro cartaceo e versione digitale Dove acquistarlo: IBS |
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A volte mi capita di voler leggere lentamente per poter assaporare (odio questo termine ma non sono riuscito a trovarne un altro che renda l’idea) ogni singola parola in frasi pregne di eleganza persino quando raccontano drammi. Ultimamente mi era capitato leggendo Ali Smith e Simona Vinci, e adesso anche con Teresa Ciabatti. Magari riprenderò le tre autrici in un post a parte. Dicevo, testo elegante che racconta la storia di tre diverse versioni della protagonista senza nome.
La prima versione è insicura e impacciata, complessata per il proprio fisico imperfetto, narra la sua adolescenza resa anonima dai suoi complessi amplificati dalla bellezza folgorante della sorella della migliore amica. Mi domandavo se quella prima versione si muovesse alla ricerca del riscatto. La risposta che è arrivata leggendo è no ed è anche questo il bello dell’opera. Il riscatto, in realtà forzato, arriva solo, in punta di piedi, aiutato dai viaggi, l’entusiasmo, la curiosità. Nella seconda versione, quel riscatto, forzato o presunto, crea una donna cinica, arrabbiata, pungente, un grande personaggio letterario che mi ha fatto divertire, tanto, come solo altri grandi hanno fatto, tipo Sabbath di Roth, mica uno qualsiasi. La terza versione è una sposa per esigenze legali che tradisce il marito e con una relazione complicata con la figlia. Così complicata che quando pensa alle volte in cui ha accarezzato i capelli alla figlia ricorda solo quando le toglieva i pidocchi. Altro che Sabbath. Le voci delle tre versioni si alternano in un mosaico di eventi passati e presenti, e “ascoltandole” ho riso, sorriso, riflettuto, mi sono innervosito e persino commosso mentre una delle voci mi parlava della loro menopausa.
Le tre voci, tutte, di tanto in tanto si rivolgono al lettore raccontando paure, ricordi drammatici, ansia, apatia. Il racconto al lettore si alterna all’uso della prima persona in un testo che a tratti sembra un’autobiografia. Ma ci sarà qualcosa di autobiografico? Non si sa, o meglio io non lo so, si può pensare per come narrano le tre versioni della protagonista/scrittrice, ma chi se ne frega, qui non ha importanza. Sembrava bellezza è un romanzo di formazione ironico e nostalgico, un libro drammatico, un libro bellissimo. Una storia commovente raccontata con cinismo; sembra una storia ideata da Paul Auster e narrata da Philip Roth. Il paragone con due pilastri della narrativa statunitense non è casuale: non ditemi che la letteratura italiana contemporanea non vi convince perché è tutta gialli/autobiografie di gente inutile/libri di Bruno Vespa/romanzetti per ragazzini, mentre in America bla bla bla. No, oggi non ci provate proprio.
Il fatto che l’Italia possa vantare 6 premi Nobel per la letteratura (ponendosi in sesta posizione nella classifica per nazioni, a pari merito con la Spagna) è piena conferma che la letteratura italiana risulta sempre con-vincente.
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Io sono d’accordo con te, ma tanta gente critica constantemente la letteratura italiana vantando quella americana… alcuni blog non li seguo più per questo.
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Wow
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🙂
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Giudicare la letteratura sull’arte base dei premi (Nobel compreso) è una operazione riduttiva. La letteratura italiana ha vinto pochi Nobel, ne meritava sicuramente almeno due o tre in piu’ (ed alcuni sono stati francamente generosi tra quelli vinti) almeno per impatto internazionale ed implicazioni culturali in Europa (lo scrive quasi di striscio proprio l’ultima vincitrice del Nobel per la letteratura in “Gli anni”, per le ricadute che ebbe nel cinema tra 45 e 75 per esempio.. pero’ pazienza. Su quella odierna avrei qualche dubbio.. ma leggo poco i contemporanei in generale. Per cui mi taccio.
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Come sai io sono un fan di tanta letteratura italiana contemporanea, quindi sono un po’ di parte.
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Grazie per questa bellissima recensione, aggiungo volentieri alla mia lista chilometrica, non si sa mai possa leggerlo prima di altri titoli, in biblioteca questo c’è sicuramente e sinceramente era un libro che ‘annusavo’ da lontano.
Vorrei invece dirti, sempre che ormai tu non lo sappia già, che ‘ nei migliori libri dello scorso anno’ ho visto che hai nominato ‘Le linee storte di Dio’, tu hai letto la versione originale, volevo avvisarti che ho letto quella in italiano, per cui il libro è reperibile. Tra l’altro è stata una lettura davvero interessante oltre che coinvolgente.
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Grazie a te! Le famose liste chilometriche di libri da leggere… ti capisco 😉
Grazie anche per la dritta sul libro ‘Le linee storte di Dio’, non ero riuscito a scoprire se effettivamente c’era una versione italiana, mi fa piacere saperlo!
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Questo libro probabilmente mi avrebbe chiamato comunque con un titolo così…. ma sui blig avevo letto che hanno fatto il film uscito su Netflix (io non ce l’ho), avevo immagazzinato la notizia e la discussione che venne fuori in virtù del titolo italiano del film “Quando Dio imparò a scrivere”. Ma la cosa che più mi ha sorpreso è sapere che è del ’79, per l’Italia prima edizione 2022 edito da Vallecchi, Firenze.
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In Spagna ormai è un classico. Conosco il film di Netflix, non l’ho ancora visto ma dicono non sia al livello del libro (c’era da aspettarselo).
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* blog
🙄😀
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Si, ritengo sia un libro molto di testa in cui il lettore per non perdersi deve restare presente. Macchiavellico, complesso, beh, lo hai letto, …. invece dopo la lettura mi sono letta le varie recensioni del film e per via di qualche cambiamento ma soprattutto uno nella trama hanno sfalsato il racconto rendendolo forzato e incompreso…pertanto sì, credo proprio e come quasi sempre il libro sia meglio del film.
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