… Il vostro è il Paese del pianto e delle lamentele. Da sempre. Se ne era accorto persino Goethe, nel suo viaggio, sa. Quando gli italiani vanno all’estero, abbandonano molte consuetudini italiane, ma non quella del pianto e delle lamentele …
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Autore: Carmine Abate Pagine: 200 Anno: 2011 Casa Editrice: Mondadori ISBN: 978-8804575221 Disponibilità: Versione E-book e Libro Cartaceo Dove acquistarlo: Amazon |
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Carmine Abate è un autore di origine albanase, nato e cresciuto in Calabria, emigrato in Germania per tanti anni, e che attualmente vive nella provincia di Trento. Nelle sue opere trasmette tutta la sua esperienza acquisita in terre albanesi, italiane e tedesche per creare storie incentrate su migrazione, viaggi e cambiamenti. La moto di Scanderbeg narra di Giovanni, calabrese che studia a Bari per poi trasferirsi in Germania – per seguire la sua ragazza Claudia – dove si guadagna da vivere prima lavorando nell’azienda dello zio, e dopo in una radio tedesca. Giovanni racconta la sua vita in prima persona, accompagnato durante tutta la narrazione dal fantasma di suo padre, morto prematuramente per un’assurda scommessa, soprannominato Scanderbeg – in onore a un patriota albanese del Quattrocento – che occupava e lavorara delle terre insieme ad altri braccianti in attesa della riforma agraria dopo il secondo conflitto mondiale.
Giovanni è un personaggio complesso, alla continua ricerca di se stesso, ma che non riesce a realizzarsi completamente, né in Calabria, né in Germania. Da studente non capiva la perfezione degli altri studenti, Tonio su tutti, bello, intelligente e sempre pronto con la frase figa al momento giusto. Lui invece si sentiva goffo e inutile, doveva migliorarsi, diventare come Tonio, fino a quando capì che in fondo non voleva essere come Tonio, lui voleva essere se stesso, ma in un altro posto. Quindi inizia a viaggiare, all’inizio solo per seguire il suo amore a tratti platonico nutrito per Claudia, poi per fuggire dal suo nostalgico passato tormentato dalla scomparsa del padre che non dimentica mai. Quando stava in Calabria gli bastava poco per essere felice. Il problema era che la sua felicità in Calabria era intermittente, caratterizzata da momenti brevi e da una tranquillità solo fittizia. Parcheggiavamo sulla spiaggia, e poi mi ritrovavo da solo a guardare il mare, i gabbiani che volavano muti nella luce accecante, la linea blu scura dell’orizzonte. Non pensavo a niente, mi bastava guardare davanti con i miei occhi avidi, ed ero felice.
È un libro che possono apprezzare in particolar modo i calabresi emigrati al nord Italia o all’estero che si ritrovano a leggere ricordi che sono anche i propri ricordi. Il calabrese emigrato che legge La moto di Scanderbeg può ricordare all’improvviso di quando giocava a “femmina prena”, per esempio. Abate ha uno stile visuale, caratterizzato da impeccabili descrizioni di sensazioni, come quella causata dal cibo piccante calabrese. Pasta spezzatino insalata, tutto lo stesso sapore, come i miei giorni senza Claudia, la bocca s’incendiava, mi lacrimavano gli occhi e mi dicevo: avranno lo stomaco bucherellato come uno scolapasta, a furia di mangiare cerchietti di carbone ardente. Mi piacciono i dettagli che fanno da contorno alla storia che è, fondamentalmente, un susseguirsi di riflessioni e aneddoti del passato di Giovanni e della sua famiglia. Le sue dita ruvide s’intrufolavano nei miei riccioli alla ricerca di pidocchi invisibili, che lei faceva finta di scovare e schiacciare senza pietà tra le unghie dei pollici. Bella la descrizione del paese che torna alla sua quotidianità dopo la festa che momentaneamente lo aveva ripopolato per alcuni giorni. Quella descrizione provoca una malinconia che può essere compresa solo da chi l’ha vissuta.
La storia, come accennato, è un intreccio di aneddoti vissuti da Giovanni e dai suoi genitori in diversi luoghi ed epoce che s’incrociano a volte con ironia, altre con malinconia, mantenendo sullo sfondo sempre il padre, a volte sotto forma di ricordo, altre volte come protagonista improvviso del libro. Nel romanzo che non scorre linearmente nel tempo, troviamo quindi numerose microstorie, di amore, amicizia, in Calabria e Germania, varie esperienze incastrate nella narrazione principale. Si vive più intensamente se si vive in tanti posti del mondo. È uno stile narrativo che mi piace, tipico di altri autori che apprezzo come Philip Roth, e che ho recentemente ritrovato anche in una serie televisa americana, This is us.
Recensione davvero interessante
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Grazie! È un autore che ho scoperto da poco e di cui voglio leggere altro.
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La migrazione e i sentimenti ad essa legati sono aspetti che noi italiani, da nord a sud, abbiamo sperimentato in qualche generazione, dunque credo sia facile sintonizzarsi con storie che ad essa si riferiscono. Da come ne parli, dà l’idea di un libro meritevole. Grazie per averlo segnalato.
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Grazie a te! Ho letto solo questo libro di Abate, però sembra che la migrazione sia un tema ricorrente tra le sue opere. Sono curioso di leggere altri suoi libri.
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Sembra interessante, grazie per la segnalazione. 😀
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Grazie a te!
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:-*
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Questo libro mi è piaciuto molto, e più ancora Il ballo tondo, che ti consiglio. La produzione di Abate è un po’ discontinua: accanto a dei veri gioiellini ha pubblicato cose meno interessanti, più commerciali e stereotipate. Ma è comunque un autore che val la pena di conoscere
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Non conoscevo il ballo tondo, grazie per la segnalazione. Ho La collina del vento che leggero presto, lo conosci?
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[…] Abate avevo letto e recensito anche La moto di Scanderbeg (la mia recensione si può leggere qui), libro che mi affascinò per la bellezza d’animo dei suoi personaggi e per il modo in cui […]
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[…] del vento del mio corregionale Carmine Abate del 2012 di cui ho recensito anche il bellissimo La moto di Scanderbeg; Via Gemito di Domenico Starnone finalista del 2001; Senza coda di Marco Missiroli vincitore come […]
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