Casa di foglie – Recensione

…Quell’aria era troppo sottile per essere respirata, era come inalare migliaia d’aghi di pino, mentre aquile dalla testa bianca attraversavano in volo i giorni come divinità, anche se passavano tutta la mattina a cercare cibo tra i rifiuti come ratti, affannandosi in giro per quei moli fradici con il mare che urlava alle loro spalle senza sosta…
Autore: Mark Z. Danielewski
Pagine: 760
Anno: 2019
Casa Editrice: 66thand2nd
Disponibilità: Libro cartaceo e versione digitale
Dove acquistarlo: Ibs

C’era una volta un altro me affascinato dall’alternativo, che amava leggere Il pasto nudo ascoltando i pezzi dei Sonic Youth, quelli più inascoltabili persi in un mondo di strani suoni e versi che continuano a provocarmi una profonda paranoia. Poi quell’altro me è scomparso all’improvviso; ho iniziato a odiare quel mondo troppo alternativo, diventando più pratico, cercando per esempio libri chiari che non richiedono uno sforzo enorme per capire concetti involuti. Ho riletto e rivalutato Il pasto nudo, per esempio, oppure ho realizzato di aver perso tempo prezioso durante un’estate per colpa di Infinite Jest. Ma Casa di foglie ha fatto rivivere quell’antico me alternativo per un paio di settimane perché questo, nonostante sia un testo duro da digerire, è un gran libro.

Si tratta di un romanzo ergodico in cui il lettore partecipa attivamente alla lettura costretto a operazioni semiotiche per poter seguire il testo. Il lettore si trova di fronte a: note a piè di pagina di altre note a piè di pagina scritte da diversi autori; altre note che sono storie indipendenti con indizi sulla storia principale; pezzi di testo da leggere di fronte allo specchio e altri capovolgendo il libro. Il lettore gioca leggendo, il romanzo ha una storia da scoprire interagendo con il testo che sconsiglio a letto prima di andare a dormire.

La vicenda ruota intorno a una casa che ha le dimensioni delle pareti interne diverse da quelle delle pareti esterne per una causa legata all’eco; dove le bussole non funzionano; dove si sentono urla agghiaccianti in corridoi dalle lunghezze infinite. Ma la storia ruota anche intorno alla vita di un pasticcomane alcolizzato sesso dipendente. Il testo presenta anche lettere dai vari caratteri e dimensioni, parole o parti di parole più piccole vengono usate quando si parla di aspetti spaziotemporali, forse; dipende da come il lettore lo interpreta. Lettore che partecipa sí all’azione, ma che non cambia il copione perché la storia, in realtà molto semplice, è immutabile. Sono i dettagli che la rendono ermetica. Io lo definirei un libro documentario raccontato a più voci in cui lo spettatore viene sfidato di tanto in tanto dall’interlocutore con domande sulla storia.

Ci sono anche parti inutili buttate lì giusto per mettere alla prova la pazienza del lettore, come liste lunghe e tediose di nomi di architetti che si possono saltare e che ti fanno sentire fico se le leggi tutte. Io maledico le liste messe lì per rendere il romanzo più lungo, come se “più lungo” significasse “più interessante”, dimenticando che mattone non sempre equivale a qualità. Tra l’altro lo dice anche l’autore: Non farti ingannare, quelli che scrivono libri lunghi non hanno niente da dire. Ma liste inutili a parte, leggere il libro è stata un’esperienza unica e straordinaria, il romanzo spaventa all’inizio, ma poi attrae. Mi sono divertito leggendolo, mi sono impressionato per quella casa labirintica infestata di voci e grida, e mi sono intrattenuto con la vita del droga/sesso/alcol dipendente. Sì, è un’opera troppo alternativa da consigliare a tutti; come si suol dire: non è un libro per tutti, ma per me lo è stato.

12 commenti

  1. Se ti dico che non conoscevo il significato di ergodico e se aggiungo che anche dopo averlo cercato non sono sicura di averne afferrato totalmente l’essenza, ridi per tutti i diciannove minuti di The Diamond Sea o smetti prima?!
    Ovviamente ciò rende questo libro muy interessante per me.
    Mi piace molto il pensiero dell’autore: la sintesi a volte è davvero un dono.

    Piace a 1 persona

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