Qualunque titolo va bene – Recensione

… Che alle volte mi succede di parlare con me stesso e quel che è peggio, mi succede di parlare con me stesso e di scoprire che la testa, la mia testa, è come fossero due teste: c’è una parte che mi apprezza e c’è una parte che mi schifa, e le due parti, mi succede, sono sicuro, le due parti fanno a morsi tra di loro …
basta smetto Autore: Francesco Consiglio
Pagine: 245
Anno: 2010
Casa Editrice: Iacobelli
ISBN: 9788862520898
Disponibilità: Libro Cartaceo e Versione E-book
Dove acquistarlo: Amazon

Da tempo ormai cerco libri dallo stile e dal genere alternativo, senza togliere nulla ai temi classici ovviamente. Cerco quei libri difficili da catalogare in un genere particolare; quelli che possono essere pulp, o sporchi, o realistici e sporchi, o pulp e sporchi. Questo è proprio uno di quei libri alternativi nello stile e nei contenuti; alternativo anche per titolo, copertina e sinossi. Se a questo si aggiunge l’ironia dell’autore e l’omaggio a Chuck Palahniuk ecco che esce fuori uno di quei libri che mi piace consigliare.

Il libro è un viaggio nella mente di un aspirante scrittore dalle strane manie, appassionato di Chuck Palanihuk e alla continua ricerca dell’ispirazione per scrivere il suo romanzo. L’ispirazione finalmente arriva ed è rappresentata da un atroce delitto passionale cha dà inizio a una serie di eventi che voglio lasciare scoprire al lettore. Anzi è un viaggio nelle due menti di un aspirante scrittore: quella che l’accetta incoraggiandolo a scrivere il suo sospirato romanzo e quella che lo ripudia insultandolo continuamente nel suo intento di scrivere il libro.

Mi piace il titolo accuratamente scelto per ogni capitolo; i programmi televisivi trasmessi nel mondo creato dall’autore che potrebbero sembrare surreali ma che, a pensarci bene, rappresentano il trash trasmesso dalle nostre care emittenti nazionali e non; la strana relazione che ha con suo padre il quale vorrebbe che suo figlio avesse una vita normale con un lavoro normale, magari alla biblioteca comunale, con una sposa semplice, magari Rosalinda, la figlia del segretario comunale, ricca, seria e intelligente. Mi piace come riesce a rimorchiare citando semplicemente Kafka, scambiato per un cantante conosciuto da pochi intenditori dalla sua conquista; mi piace il crocifisso della nonna Lella. A quel lettore indeciso su leggere o meno il libro mentre dà la solita occhiata iniziale alla quarta di copertina direi che vale la pena leggerlo almeno per il crocifisso della nonna Lella che, insieme ad altri elementi, fa di questo libro una lettura piacevole e divertente.

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