Haruki Murakami

Alcuni libri ti segnano, in un modo o nell’altro. Ci sono libri che cambiano il modo in cui si vive la letteratura, che può passare dal puro svago alla ricerca di nuovi stimoli per il proprio modo di pensare, e di nuove sensazioni che si possono provare leggendo. Altri invece aiutano a capire meglio la vita e a far conoscere nuove culture o eventi storici di altri Paesi mai studiati a scuola. Kafka sulla spiaggia di Murakami è stato per me uno di quei libri. Dopo averlo letto ho iniziato a cercare ossessivamente tutti i suoi scritti, di cui ho letto un numero sufficiente da poter spiegare in questo post perché mi piace così tanto l’autore giapponese.

Non è facile parlare dei libri di Murakami. Io lo leggo principalmente per come scrive e per come stimola le mie riflessioni. Credo che i suoi libri si possano suddividire in due categorie: quelli che raccontano vite particolari in un contesto realistico ma con uno stile a tratti surreale, e quelli che raccontano mondi surreali in modo realistico. Per me il suo libro più importante della prima categoria è Norvegian Wood, titolo che omaggia i Beatles, mentre quello più rappresentativo della seconda categoria è Kafka sulla spiaggia. A parte After Dark, che è una via di mezzo, tutti gli altri titoli si collocano in una delle due categorie. La trilogia del ratto (che include i suoi primi tre libri) e A Sud del Confine, a Ovest del Sole, per esempio, si possono considerare della prima categoria. 1Q84 e Dance Dance Dance invece si potrebbero collocare nella seconda.

Nei suoi libri quasi sempre il protagonista racconta la storia in prima persona, descrivendo tutto ciò che lo circoda e che fa, in una prosa fluida ed elegante. Temi ricorrenti nella letteratura di Murakami sono l’amore vissuto in qualsiasi età e in tutte le sue forme, la musica, e i viaggi, presenti sia nelle storie realistiche che in quelle surreali. Nei mondi surreali di Murakami è normale leggere di personaggi che restano affascinati da tre lune, che vengono perseguitati da uomini con teste di animali, che parlano con animali, o che viaggiano in altre dimensioni. Tutto questo è perfettamente amalgamato alla storia, gli eventi surreali s’incastrano con la dinamica della vicenda e Murakami li rende normali in quella realtà che racconta.

In 1Q84 le tre lune sono normali così come la peculiare storia d’amore che racconta; l’uomo con la testa di animale è un personaggio normale nel contesto raccontato nei libri Nel segno della pecora e Dance Dance Dance. Anche in quella categoria di libri che definisco realistici, c’è sembre una componente onirica nella scrittura di Murakami. Non ci saranno magari gli animali parlanti, ma avvengono fatti che pur potendo accadere nella realtà, sono altamente improbabili e, anche in questo caso, sempre perfettamente incastrati nella storia.    

Murakami è un autore che non consiglio a tutti, perchè le sue lunghe descrizioni, seppur sempre eleganti, potrebbbero stancare. A me non stancano mai, è come fissare un quadro che mi piace di cui scopro a poco a poco i suoi dettagli. Io non voglio visitare il Giappone per i manga, Pikachu o le tecnologie, io lo voglio visitare per la sua natura e soprattutto per le descrizioni di Murakami, sempre interessanti e mai banali. A chi volesse avvicinarsi al suo mondo, consiglio d’iniziare a leggere i due caposaldi delle sue categorie che ho citato all’inizio, Norvegian Wood e Kafka sulla spiaggia. Se si apprezzano, si sarà pronti per un altro dei suoi romanzi tra i miei preferiti, 1Q84, trilogia che omaggia Orwell solo nel titolo, un trip che racchiude un’emozionante e onirica storia d’amore e che ho letto tutto d’un fiato. Qui ho citato solo qualcuna delle sue opere, ma dopo aver letto i suoi titoli più importanti per capire se si è interessati al suo mondo, in caso positivo qualsiasi altro suo titolo è consigliabile. Qualcuno è meno potente degli altri, come L’uccello che girava le viti del mondo, che forse lascerei per ultimo. Tuttavia non ho trovato ancora un suo libro che per me non valga la pena leggere.

Parlare di Murakami può forse provocare confusione come i suoi libri. Le descrizioni del suo stile possono prendere una svolta onirica influenzata dalle sue opere. Spero comunque di aver stimolato curiosità e convinto qualcuno a sperimentare un viaggio mentale nel suo mondo che, oltre a molteplici lune e animali parlanti, regala anche tante interessanti citazioni musicali e letterarie.

18 commenti

  1. Ho scoperto Murakami un annetto fa circa e mi piace moltissimo, ha uno stile unico e estremamente poetico. Sono d’accordo sul fatto che non sia per tutti, eppure non posso fare a meno di consigliarlo ogni volta che ne ho l’occasione!

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  2. Sono una grande ammiratrice di Murakami. Ha una capacità unica di raccontare, pacatamente, senza sbalzi, con quella precisione minuziosa che ti fa entrare, impercettibilmente, in un mondo fantastico dove ci si può ritrovare di punto in bianco in un universo parallelo o in cui i personaggi di un quadro prendono vita… Mi è dispiaciuto che non gli abbiano dato il Nobel, quest’anno!

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    • Sono d’accordo con la tu analisi. Murakami, come Roth, sono gli storici candidati al Nobel mai premiati… per Roth ormai è troppo tardi, per Murakami non si sa mai. Comunque, per me non hanno bisogno del Nobel per celebrare la loro bravura, sono autori acclamati da pubblico e critica e chissá, questo è forse meglio del Nobel.

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  3. […] Norwegian wood di Harumi Murakami inizia con un flashback raccontato dal protagonista su un aereo atterrato ad Amburgo, al suono, appunto, di Norwegian Wood dei Beatles. L’omaggio al pezzo del quartetto di Liverpool in realtà si conclude qui, ma la musica ha avuto un ruolo determinante nella stesura di tutta l’opera. Per esempio Murakami ha raccontato di aver ascoltato centinaia di volte Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band durante la scrittura del libro, album che in qualche modo ha condizionato la storia e lo stile. Della vicenda non racconto nulla visto che qui parlo di come la musica abbia influenzato la creazione del romanzo. Come per Coupland, se vi va di approfondire Murakami secondo il mio punto di vista, v’invito a leggere il post che gli ho dedicato qui. […]

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